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Definición y significado de Altare

Definición

definición de Altare (Wikipedia)

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Sinónimos

altare (n.m.)

ara  (literary)

Frases

Altare (Italia) • Altare (SV) • Altare (costellazione) • Altare argenteo di San Jacopo • Altare del duca Rachis • Altare della Vittoria • Altare della reposizione • Altare di Augusta • Altare di Issenheim • Altare di Sant'Ambrogio • Altare di Sant'Antonio da Padova • Altare di Zeus • Altare preistorico di Monte d'Accoddi • Altare taurobolico di Lione • Bocchetta di Altare • L'altare del sacrificio • Maestro dell'Altare Irnhoff • Maestro dell'Altare Tucher • Maestro dell'Altare d'oro • Maestro dell'Altare dei Berswordt • Maestro dell'Altare dei Dieci Comandamenti • Maestro dell'Altare dei Regolari • Maestro dell'Altare di Aquisgrana • Maestro dell'Altare di Bamberga del 1429 • Maestro dell'Altare di Beyghem • Maestro dell'Altare di Bützow • Maestro dell'Altare di Darup • Maestro dell'Altare di Friedberg • Maestro dell'Altare di Graudenz • Maestro dell'Altare di Heisterbach • Maestro dell'Altare di Iserlohn • Maestro dell'Altare di Litoměřice • Maestro dell'Altare di Nicolas Puchner • Maestro dell'Altare di Ortenberg • Maestro dell'Altare di Pallant • Maestro dell'Altare di Pähl • Maestro dell'Altare di Rajhrad • Maestro dell'Altare di Sant'Agostino • Maestro dell'Altare di Schotten • Maestro dell'Altare di Schöppingen • Maestro dell'Altare di Schöppinger • Maestro dell'Altare di Staufen • Maestro dell'Altare di Třeboň • Maestro dell'Altare di re Alberto • Maestro dell'Altare di san Bartolomeo • Maestro dell'Altare di san Giorgio • Maestro dell'Altare di santa Barbara • Maestro dell'altare di Fröndenberger • Oggetti non stellari nella costellazione dell'Altare • Pala d'altare • Pietra d'altare a Malia • Stelle principali della costellazione dell'Altare

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Diccionario analógico

Wikipedia

Altare

                   
bussola Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Altare (disambigua).
  Altare romano in calcare, rinvenuto presso il villaggio di Niha nella Valle della Beqa'(Libano) e conservato presso il Museo nazionale di Beirut.

Un altare è un luogo in cui si compie un sacrificio o rito religioso.

In molte religioni, si praticano riti di purificazione o di offerta. I fedeli, per ingraziarsi il proprio dio, offrono doni o sacrificano animali. Non di rado, nell'antichità l'altare veniva usato anche come luogo di sacrifici umani, come nel caso dei culti religiosi maya e aztechi.

Normalmente l'altare è fisso, costruito in pietra, legno o in zolle di terra nelle quali venivano scavati buchi per accogliere l'offerta.[1]. Se è usato per sacrifici animali, l'altare ha spesso una forma adatta a raccogliere il sangue degli stessi, che poi sarà usato per i riti di purificazione. Nelle religioni che vivono in modo intenso il rapporto del fedele con gli elementi della natura (acqua, terra, fuoco, alberi ecc.), l'altare è, spesso, posto all'aperto, in mezzo ai boschi, presso le sorgenti, a volte circondato da gradini, per favorire la partecipazione dei fedeli. Spesso l'altare è anche "dedicato", cioè legato al culto specifico di una divinità, quindi collocato in cavità sotterranee in associazione a divinità ctoniche.

In molte religioni l'altare, però, è posto all'interno di un tempio dedicato ad una divinità. A volte, come nel caso delle vestali romane o dei sacerdoti ebraici, l'altare è inaccessibile ai "laici", al popolo. Vi possono, infatti, accedere solo i sacerdoti o le sacerdotesse, a volte dopo specifici riti purificatori. L'altare, in questi casi, non è più visto come il semplice luogo dell'offerta o del sacrificio, ma diviene "manifestazione" della presenza della divinità. Spesso, infatti, sull'altare o sotto lo stesso, sono contenuti oggetti che "rappresentano" il divino, di solito statue o amuleti.

Indice

  Egitto e Mesopotamia

Gli altari dell'antico Egitto e dei popoli mesopotamici indicarono sia per la forma sia per la dimensione un'origine risalente alla mensa profana. Erano costituiti da una tavola rotonda o quadrata realizzata in vari materiali, quali il legno, la pietra o la terra cotta. Tra gli scavi effettuati nelle città babilonesi comparvero anche altari di forma cubica costruiti con mattoni.[2] Talvolta la struttura cubica ed imponente, oppure a forma di tronco di cono venne preferita dagli antichi Egizi.

  Ebraismo

In base alla legge mosaica gli altari antichi dovevano essere costituiti da pietre e da terra non toccati da strumenti ferrosi (Esodo XX, 24-25). La Bibbia descrive anche l'esistenza di altari portatili, costituiti di legno rivestito con rame e portanti agli angoli specie di corni, la cui origine può risalire ad un simbolo sacrale.

  Religione greca

Esistevano sia altari domestici sia altari adibiti al culto pubblico, che in questo caso erano posti o dentro il tempio o al suo esterno. Solamente in età ellenistica gli altari divennero monumentali, come quello dedicato a Zeus e ad Atena eretto a Pergamo, formato da un podio alto 37 metri, e arricchito da decorazioni alla base ispirate alla lotta delle divinità contro i giganti.

  Religione romana

  Ara dedicata a Silvano

Nella religione romana l'altare, chiamato più spesso con il termine latino ara, di derivazione incerta, ma che molti storici fanno risalire a ardeo ("brucio"), è generalmente di forma quadrangolare. Vitruvio prescrive che l'altare di un tempio deve essere rivolto a oriente e in posizione più bassa rispetto alla statua di culto, affinché chi prega guardi in alto verso la divinità. L'altezza dell'altare però varia a seconda del tipo di divinità al quale è dedicato: quelli delle divinità celesti, come Giove, sono molto alti, mentre quelli delle divinità terrestri e marine e anche di Vesta sono abbastanza bassi[3].

Anche se nelle case la funzione dell'altare viene svolta dal larario, tuttavia si possono trovare casi di veri e propri altari, come ne sono stati ritrovati a Pompei, tra cui particolare un'ara cilindrica con un serpente (immagine del Genio) che le si avvolge intorno[4].

In uno dei riti pubblici eseguiti nel tentativo di ripristinare la religione romana, Giacomo Boni ricostruì nel 1917 un'ara graminea basandosi su un passo di Orazio[5]. Quest'ara particolare fu costruita con sei strati di "mattoni" di terra erbosa e addobbata con quattro festoni di alloro, nastri rossi, corone e sagmine ("fronde sacre") di olivo. Nelle intenzioni di Boni l'ara sarebbe dovuta diventare un altare pubblico sul quale ogni italiano avrebbe dovuto sacrificare quanto di più caro per favorire le sorti dell'Italia in guerra[6]. L'ara però andò distrutta da un forte vento la notte del 23 ottobre 1917, nelle stesse ore in cui l'esercito austro-ungarico sfondava le linee italiane a Caporetto[7].

Riprendendo una prescrizione riferita da Macrobio[8], la moderna Via romana agli Dèi stabilisce che se si afferra l'ara con le mani anche la semplice parola costituisce sacrificio, purché si sia osservato un regime di purità nei tre giorni precedenti al rito[9].

  Induismo

  Altare vaishnava di Radha Syamasundara, a Vrindavana

Nell'induismo gli altari sono di fatto dei piccoli santuari e perciò sono sacri e qui si fanno offerte e sacrifici agli Dèi. Si distinguono gli altari dei templi (mandir), più grandi e accessibili soltanto ai brahmani (sacerdoti) pujari dagli altari "familiari", più piccoli, in cui abitualmente l'adorazione (puja) delle murti (immagini degli Dei) è effettuata di norma dal capofamiglia.

In questi altari , oltre alle immagini degli Dei, si trovano anche lumi, immagini di santi e guru, e offerte, di solito di cibo che attraverso l'offerta viene consacrato e diventa prasada.[10]

  Cristianesimo

  Altare protestante a Copenaghen

Nella religione cristiana l'altare assume una valenza particolare. Alcune comunità protestanti, non attribuendo valore "sacrificale" all'Eucarestia, hanno, nel corso del tempo, escluso dalle loro chiese l'altare. Le loro "assemblee" liturgiche, infatti, vedono al primo posto la lettura ed il commento alla Parola di Dio, pertanto posto centrale negli edifici di culto ha assunto l' "ambone", o "pulpito", o "leggìo", il luogo dove è proclamata la Parola di Dio.

In altre chiese cristiane, come quelle cattolica, vetero-cattolica, ortodossa o anglicana, siccome l'Eucarestia mantiene il carattere sacrificale o, comunque, è considerato corpo di Cristo, l'altare ha mantenuto considerevole importanza, tanto da essere centrale nell'edificio religioso.

  Altare edificato in Polonia in occasione della visita di papa Giovanni Paolo II

La Chiesa cattolica, in particolare, è quella che ha l'altare in maggior onore, poiché su di esso celebra la ripresentazione dell'unico sacrificio compiuto da Cristo (c.d. oblazione pura o oblazione perfetta). Per questa ragione, il sacerdote lo bacia e lo incensa in segno di venerazione, in particolari momenti delle celebrazioni liturgiche; l'altare rappresenta inoltre sia la mensa dell'Ultima cena, che il patibolo della Croce, sul quale Cristo immolò se stesso. Il termine "ripresentazione" è caratteristico della dottrina cattolica, secondo la quale la celebrazione dell'Eucaristia non è una mera ripetizione incruenta del sacrificio di Cristo, bensì proprio la riproposizione di quell'unico sacrificio da lui compiuto. In altri termini, il sacerdote cattolico non celebra un "nuovo" sacrificio, bensì, nel mistero del sacramento eucaristico, celebra "in persona Christi", ossia partecipa alla persona di Cristo che offre sé stesso nel sacrificio della croce. Sempre secondo la dottrina cattolica, Cristo, il cui sacrificio viene ripresentato, è tuttavia già il Cristo risorto che ha ripreso la vita che aveva volontariamente dismesso.

Sia gli ortodossi, che i cattolici, ma anche armeni e copti, spesso hanno edificato altari nelle prossimità delle tombe di martiri. Esempio tipico è la basilica di San Pietro a Roma, edificata intorno all'altare costruito sulla tomba dell'apostolo cristiano. Infatti ai tempi delle catacombe, la Messa si celebrava sulle tombe dei martiri e da questo uso si diffuse l'altare a cassa. Un altro modello di altare delle origini, fu quello a tavola, trasportabile, e diffusissimo fino all'editto di Costantino.

Dal VI secolo si è sviluppata l'usanza di traslare le reliquie e quindi anche l'altare tombale ha subito una trasformazione perché è stato aggiunto anche un loculo per le reliquie o una saletta al di sotto. In questo periodo viene introdotta la fenestella confessionis, una sorta di porticina o grata, attraverso la quale si rende possibile l'inserimento di nuovi frammenti di reliquie.

L'altare bizantino è stato un modello molto particolare, infatti è situato al centro della chiesa, per effettuare meglio i vari riti e le cerimonie.

Nel corso dei secoli, l'altare subirà quelle trasformazioni dovute ai gusti artistici-culturali dell'epoca e quindi passerà dalla vistosità del tardo Medioevo alla sobrietà del Rinascimento, dall'incastonamento in una complessa struttura architettonica come nel Seicento e nel Settecento al tradizionalismo dell'Ottocento.[11]

In Francia durante la Rivoluzione venne installato nelle piazze un particolare altare denominato altare della patria. Questa definizione venne ripresa anche in Italia per definire il monumento dedicato ai morti di guerra.

  Note

  1. ^ "Le muse", De Agostini, Novara, Vol.I, pag.307
  2. ^ Universo, De Agostini, Novara, Vol.I, 1962, pag.233-234
  3. ^ Vitruvio Pollione. Dell'architettura, libro IV, cap. IX, pp.84-85. Pisa, Giardini Editori, 1978.
  4. ^ Attilio De Marchi. Il culto privato di Roma antica, vol. I. Forlì, Victrix, 2003, p. 103. ISBN 8888646051.
  5. ^ L'Ode XV nel libro II
  6. ^ Sandro Consolato. Giacomo Boni, l'archeologo-vate della Terza Roma, in Gianfranco de Turris (curatore). Esoterismo e Fascismo. Roma, Edizioni Mediterranee, 2006, pp. 187-188. ISBN 8827218319. (I ed. Giacomo Boni, il veggente del Palatino, Politica Romana, 2004, 6, 33-108.)
  7. ^ Eva Tea. Giacomo Boni nella vita del suo tempo. Milano, Casa Editrice Ceschina, 1932., volume II, p. 416.
  8. ^ Macrobio. Saturnalia, libro III, 2, 7.
  9. ^ Movimento Tradizionalista Romano. Memoranda et agenda. La Spezia, Edizioni del Tridente, 1996, pp. 37-38.
  10. ^ La Puja, l'adorazione
  11. ^ "Le muse", De Agostini, Novara, 1964, Vol. I, pag.158-159

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  Collegamenti esterni

   
               

 

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