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Basilicata
Descripteurs EUROVOC (fr)[Thème]
Basilicata (n. pr.)
région d'Italie (fr)[Classe...]
Golfe de Tarente (fr)[Situé]
Italian region (en)[Hyper.]
Italia[Desc]
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Wikipedia
Basilicata regione |
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La Basilicata vista dal satellite |
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Dati amministrativi | |||||||
Stato | Italia | ||||||
Capoluogo | Potenza | ||||||
Presidente | Vito de Filippo (Partito Democratico) dal 2005 | ||||||
Territorio | |||||||
Coordinate del capoluogo |
40°38′21″N 15°48′19″E / 40.63917°N 15.80528°ECoordinate: 40°38′21″N 15°48′19″E / 40.63917°N 15.80528°E | ||||||
Altitudine | 633[1] m s.l.m. | ||||||
Superficie | 9 992 km² | ||||||
Abitanti | 586 725[2] (settembre 2011) | ||||||
Densità | 58,72 ab./km² | ||||||
Province | Matera, Potenza | ||||||
Comuni | 131 | ||||||
Regioni confinanti | Calabria, Campania, Puglia | ||||||
Altre informazioni | |||||||
Fuso orario | UTC+1 | ||||||
ISO 3166-2 | IT-77 | ||||||
Codice ISTAT | 17 | ||||||
Nome abitanti | lucani | ||||||
PIL | (PPA) 8 612,3 mln € | ||||||
PIL procapite | (PPA) 18 021 € [3] | ||||||
Localizzazione | |||||||
Le province della Basilicata |
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Sito istituzionale |
La Basilicata o anche comunemente Lucania (quest'ultima fu la denominazione ufficiale dal 1932 al 1947)[4] è una regione dell'Italia Meridionale di 586 725 abitanti[2] ed ha come capoluogo Potenza. Comprende la provincia di Potenza e la provincia di Matera. Le altre città principali, oltre ai due capoluoghi Potenza e Matera, sono Melfi, Pisticci e Policoro. Confina a nord e ad est con la Puglia, ad ovest con la Campania, a sud con la Calabria, a sud-ovest è bagnata dal mar Tirreno e a sud-est è bagnata dal Mar Ionio.
Per approfondire, vedi le voci Geografia della Basilicata e Appennino lucano. |
Il territorio della Basilicata è prevalentemente montuoso (47%) e collinare (45% circa) e possiede un'unica grande pianura: la Piana di Metaponto. I massicci del Pollino (Serra Dolcedorme - 2.267 m) e del Sirino (Monte Papa - 2.005 m), il Monte Alpi (1.900 m), il Monte Raparo (1.764 m) ed il complesso montuoso della Maddalena (Monte Volturino - 1835 m) costituiscono i maggiori rilievi dell'Appennino lucano. Nell'area nord-occidentale della regione è presente un vulcano spento, il monte Vulture.
Le colline costituiscono il 45,13% del territorio e sono di tipo argilloso, soggette a fenomeni di erosione che danno luogo a frane e smottamenti.
Le pianure occupano solo l'8% del territorio. La più estesa è la piana di Metaponto che occupa la parte meridionale della regione, lungo la costa ionica. I fiumi lucani sono a carattere torrentizio e sono il Bradano, il Basento, l'Agri, il Sinni e il Cavone.
Tra i laghi, quelli di Monticchio hanno origini vulcaniche, mentre quelli di Pietra del Pertusillo, di San Giuliano e del Monte Cotugno sono stati costruiti artificialmente per usi potabili ed irrigui. Artificiale è anche il lago Camastra le cui acque vengono potabilizzate.
Le coste del litorale ionico sono basse e sabbiose mentre quelle del litorale tirrenico sono alte e rocciose.
Il clima è di tipo mediterraneo sulle coste e continentale sui rilievi montuosi.
La Basilicata ha una grande diversità ambientale ed è suddivisa in sei sotto-zone diverse:
Queste diversità si enunciano sia a livello faunistico, che a quello floristico ed infine a quello climatico.
Il clima della Basilicata cambia di zona in zona; infatti una caratteristica rilevante è che la Regione è esposta a due mari. La parte orientale della regione (non avendo la protezione della catena appenninica) risente dell'influsso del mar Adriatico, a cui va aggiunta l'orografia del territorio e l'altitudine irregolare delle montagne. Ma nonostante la diversità, il clima della regione può essere definito continentale, con caratteri mediterranei solo nelle aree costiere. Infatti se ci si addentra già di qualche chilometro nell'interno, soprattutto in inverno, la mitezza viene subito sostituita da un clima rigido e umido.
Presenta quattro aree climatiche rispettivamente suddivise in questo modo:
Per approfondire, vedi la voce Lucania. |
« ... La Lucania è il territorio posto tra la costa del Tirreno, dal Sele al Lao, e quella dello Ionio, da Metaponto a Turi... » | |
(Strabone, storico del I secolo a.C. - Geografia, VI, 1, 4)
|
La Lucania antica era ben più vasta dell'odierna Basilicata; oltre a questa infatti comprendeva vasti territori appartenenti ad altre due regioni odierne: alla Campania (Cilento e Vallo di Diano nel Salernitano) e alla Calabria (arrivava a Sibari, Turi, e al fiume Lao, nel Cosentino). Non comprendeva però le terre ad est del fiume Bradano, quindi la stessa Matera, ma anche l'intera area del Vulture, la cui principale città era Venusia, all'epoca degli Irpini. Tali confini geografici riflettono la situazione posteriore alla scissione fra Bruzi (antichi abitanti della Calabria) e Lucani avvenuta nel 356 a.C. con il confine fra le due regioni nell'istmo tra Turi e Cirella (Piccola Lucania). Prima di questa data, le fonti dal V secolo in poi si riferivano a una vasta area, chiamata convenzionalmente dai moderni Grande Lucania, che si spingeva fino allo stretto di Messina ed era abitata da genti di ceppo sannitico.
I suddetti confini nord-orientali della Lucania furono poi mantenuti nell'istituzione delle regioni augustee, avvenuta intorno al 7 d.C: le terre dei Lucani (al di qua del Bradano) entrarono a far parte della Regio III Lucania et Bruttii, mentre Matera e il Vulture della Regio II Apulia et Calabria.
Esistono varie ipotesi sull'origine del toponimo Lucania:
Una suggestiva leggenda vuole che il nome fosse dato da un popolo diretto verso Sud, una volta giunto in una terra dalla quale si vedeva sorgere il Sole, e che il nome Lucania indicasse quindi "Terra della Luce". Questa leggenda confermerebbe un legame linguistico tra il toponimo Lucania e la radice protoindoeuropea Leuk che ha originato la parola latina lux ("luce") e quella greca leukos ("lucente, bianco").
Il toponimo Basilicata è attestato la prima volta attorno al X secolo. La provenienza di tale nome è spesso associato al termine greco Basilikos, nome con cui venivano chiamati i Governanti bizantini della Regione. Basilikos in greco vuol dire "funzionario del re" e deriva da un'altra parola greca: Basileus (Re). Una tesi più accreditata, fa derivare il nome dalla Basilica di Acerenza, il cui vescovo aveva la giurisdizione sull'intero territorio. Tale nome compare per la prima volta nel Catalogo dei baroni normanni del 1154[5]. Un'altra ipotesi, meno accreditata, è che l'origine del nome sia legata a quello dell'Imperatore Bizantino Basilio II di Bisanzio.
Durante il periodo fascista il territorio regionale riprese il nome Lucania, ma con la nascita della Repubblica tornò a chiamarsi Basilicata.[6]
Per approfondire, vedi la voce Storia della Basilicata. |
Nella preistoria i primi insediamenti umani risalgono al Paleolitico inferiore (Homo Erectus) e a rifugi del Mesolitico. Dal V millennio a.C. si diffusero gli insediamenti in villaggi fortificati e nell'età del ferro esistette una cultura indigena locale. Dall'VIII secolo a.C. fu fondata la colonia greca di Siris (di madrepatria microasiatica) e intorno al 630 a.C. quella di Metaponto, di colonizzazione achea, completando l'occupazione della costa ionica, mentre nell'interno continuano a fiorire le comunità indigene (in particolare nell'area di Melfi). Dopo un primo periodo di pacifica convivenza alcuni insediamenti indigeni scompaiono e altri vengono fortificati. Le città greche lottano l'una con l'altra.
I primi contatti dei Romani con i Lucani si ebbero con una temporanea alleanza antisannita intorno al 330 a.C. Dopo la conquista di Taranto nel 272 a.C. il dominio romano si estese a tutta la regione. Venne prolungata la via Appia fino a Brindisi e vennero fondate le colonie di Potentia (Potenza) e Grumentum. A Venosa nacque il poeta latino Orazio.
Alla fine del V secolo la Lucania era già ampiamente cristianizzata e dopo la caduta dell'impero romano restò in possesso bizantino fino alla conquista longobarda nel 568, entrando a far parte del Ducato di Benevento. Le incursioni saracene portarono le popolazioni locali all'abbandono degli abitati in pianura e in prossimità della costa, a favore di centri protetti sulle alture. Tricarico e Tursi conoscono una dominazione araba di più lunga durata che inciderà profondamente sulla struttura stessa degli abitati, che hanno conservato testimonianze ancora oggi ben visibili nei quartieri della ràbata e della saracena a Tricarico e della rabatana a Tursi[7].
Nel 968, dopo la conquista bizantina, venne costituito il thema di Lucania, con capoluogo Tursikon (attuale Tursi)[8]. Nel 1059 con la conquista normanna, il thema scomparve e Melfi divenne una delle sedi del potere regale. Federico II di Svevia soggiornò a Melfi nel 1225 e nel 1231, anno in cui vennero emanate le Constitutiones regni Siciliae ("Costituzioni di Melfi"), e in quegli anni, venne costruito il castello di Lagopesole.
Nel XIV secolo la Lucania attraversò una profonda crisi demografica, attribuibile probabilmente alla "cacciata dei Saraceni" ordinata da Carlo d'Angiò. La famiglia Caracciolo ottenne la signoria su Melfi e diversi altri feudi. Nella seconda metà del XV secolo si ebbe una generale ripresa economica e demografica, anche in seguito all'arrivo di profughi dalle regioni dell'Impero bizantino in seguito alla caduta di Costantinopoli.
La Basilicata fu teatro della famosa Congiura dei baroni ordita nel 1485 dal principe di Salerno Antonello II dei Sanseverino consigliato da Antonello Petrucci e Francesco Coppola, ai danni del re di Napoli Ferdinando I di Napoli che coinvolse molte famiglie feudatarie di signori e baroni del regno della fazione guelfa favorevoli agli angioini, tra cui oltre i Sanseverino, conti di Tricarico, si ricordano i Caracciolo principi di Melfi, i Gesualdo marchesi di Caggiano, i del Balzo-Orsini principi di Altamura e di Venosa, i Guevara principi di Teramo, i Senerchia conti di S.Andrea e Rapone, che si riunirono nel Castello del Malconsiglio di Miglionico (detto anche della congiura dei Baroni). La Congiura fu narrata dallo Storico Camillo Porzio nella sua più celebre opera, La congiura dei Baroni del regno di Napoli contra il re Ferdinando I.
Carlo V di Spagna tolse i loro domini ai feudatari precedenti, a cui subentrarono le famiglie dei Carafa (principi di Stigliano), Revertera, Pignatelli e Colonna. La Basilicata fu in gran parte sottoposta alla giurisdizione di Salerno, mentre Matera e la Murgia fecero parte della Terra d'Otranto. Con l'avvento della nuova classe dirigente, estranea al territorio di cui godeva il possesso, e con lo spostamento dei traffici commerciali dal Mediterraneo all'Atlantico, i feudi lucani furono considerati pura fonte di reddito e i nuovi baroni prestarono scarsissimo interesse al miglioramento delle condizioni economiche e sociali dei propri possedimenti. Nella seconda metà del XVI secolo la Basilicata conobbe un periodo di relativa tranquillità e in quest'epoca si sviluppò una notevole attività artistica, legata alla committenza delle grandi famiglie baronali e religiosa. Nella vita sociale e politica della regione si ebbe l'emergere di una nuova classe intermedia, per lo più appartenente a importanti famiglie locali, ed impegnata a rappresentare i baroni, i vescovi e gli abati nell'attività di amministrazione e gestione dei feudi. Contemporaneamente le comunità locali formarono le prime "Università".
Quando a Napoli scoppiò la rivolta di Masaniello, nel 1647, una sollevazione popolare generalizzata coinvolse tutta la regione, che aderì alla Repubblica, ma la rivolta venne quindi repressa. Nel 1663 venne creata una nuova provincia per la Basilicata, per assicurarne un maggiore controllo, con capoluogo a Matera.
Con Carlo di Borbone anche la Basilicata entra a far parte nel 1735 del Regno di Napoli, con la ritrovata indipendenza del Mezzogiorno. Sull'onda dei fatti del 1799, Avigliano fu la prima città (ancor prima di Napoli) a piantare l'albero della libertà e a proclamare la Repubblica Napoletana, che ebbe tra i suoi fautori i lucani Mario Pagano e Michele Granata; da lì i moti si estesero in tutta la regione, animati dalla "Organizzazione democratica" guidata dagli aviglianesi Michelangelo e Girolamo Vaccaro, ma l'insurrezione venne repressa. I francesi ritornarono sette anni più tardi, nonostante le resistenze della popolazione, la cui gran parte era di parte borbonica.
Il 7 agosto 1806 la città di Lauria, che allora contava oltre settemila abitanti, venne rasa al suolo, incendiata e saccheggiata dalle truppe del generale francese Massena. Nel mese di dicembre si consumò l'assedio di Maratea, conclusosi con la discesa a patti tra il colonnello Mandarini e il generale francese Lamarque. Durante l'occupazione napoleonica il progetto di distribuire in piccoli lotti delle terre demaniali venne abbandonato: le richieste di cambiamento, in particolare per la riforma agraria, rimasero inascoltate.
Successivamente, con il ritorno dei Borbone, la Regione partecipò blandamente ai moti del 1848, avendo tra i suoi esponenti Luigi La Vista, fucilato da alcuni soldati svizzeri all'età di 22 anni. La voglia di cambiamento e di innovazione fece aderire la parte latifondista della società lucana ai fatti che portarono alla unificazione nazionale nel 1860, anche se un recente revisionismo storico ha portato a valutare negativamente quel coinvolgimento. Tra i principali artefici della svolta sabauda si menzionano Giacinto Albini con Nicola Mignona Governatori del Governo Prodittatoriale: Albini, in particolare, fu il principale artefice dell'insurrezione lucana e nominato poi Governatore della Provincia. Sono inoltre da ricordare Carmine Senise, Capo di Stato Maggiore delle Forze insorte, Pietro Lacava, Floriano Del Zio, Ferdinando Petruccelli della Gattina, Giacomo Racioppi e infine Francesco Scardaccione, che fu il primo Presidente della Provincia di Basilicata (1861).
Come per la Repubblica Napoletana, anche in questo caso vi fu un precoce proclama in un comune lucano, Montemurro: il 14 agosto 1860, infatti, nella casa di campagna della famiglia Marra, ancor prima che Garibaldi smuovesse la sua Spedizione dei Mille, venne proclamata l'Unità d'Italia; a cui seguì la proclamazione popolare di Potenza, avvenuta nel successivo 18 agosto. Nei mille di Garibaldi militò anche il materano Giambattista Pentasuglia, unico lucano ad aderire alla campagna militare dell'eroe dei due mondi.
Dopo l'annessione, però, le mancate riforme promesse e la creazione di vasti latifondi, che presero di fatto il posto degli antichi feudi, favorirono la nascita di moti insurrezionali, contadini e legittimisti, una sorta di resistenza contro il nuovo Regno d'Italia, attraverso il fenomeno del cosiddetto brigantaggio, complesso fenomeno che divenne in realtà una vera e propria guerra civile, la quale interessò tutta la regione per circa sette anni e causò migliaia di morti, deportati e dispersi tra i contadini lucani. La Basilicata fu tra le regioni con il maggior numero di bande antiunitarie, di cui se ne contarono 47 in totale.[9]
La rivolta anti-Savoia venne animata in particolare nelle zone del Vulture-Melfese dal noto capobrigante Carmine "Donatello" Crocco, di Rionero in Vulture, un bracciante che riuscì a formare un esercito di oltre duemila uomini e che si guadagnò l'appellativo di "Generale dei Briganti".[10] La compattezza e la solidità delle sue bande resero la Basilicata il cuore della rivolta antisabauda.[11] Accanto a Crocco, un altro capobrigante, Antonio Franco, si distinse per le sue attività brigantesche nelle zone del Pollino. Altri famosi briganti della regione che operarono sotto i dettami di Crocco erano Giuseppe "Ninco Nanco" Summa, Giuseppe "Zi' Beppe" Caruso, Teodoro "Caporal Teodoro" Gioseffi e Vincenzo "Staccone" Mastronardi.
Il 17 novembre 1878, il re Umberto I subì un attentato da parte dell'anarchico Giovanni Passannante, originario di Salvia di Lucania. Il sovrano uscì illeso e Passannante fu arrestato. L'episodio generò protesta sia contro che a favore dell'anarchico, tra cui il poeta Giovanni Pascoli che compose la sua Ode a Passannante.[12] Il sindaco del paese natio dell'anarchico dovette recarsi dal re, porgendo le sue scuse e offrendo di cambiare il nome del comune in Savoia di Lucania, nome che identifica tuttora la città.
Nel 1901, Giuseppe Zanardelli, a quel tempo presidente del consiglio, visitò diverse città del meridione per studiarne i problemi. Zanardelli giunse a Moliterno e fu accolto in maniera sarcastica dal sindaco che lo salutò "a nome degli ottomila abitanti di questo comune, tremila dei quali sono in America, mentre gli altri cinquemila si preparano a seguirli".[13]
Le cattive condizioni economiche e ambientali, con la presenza di zone malariche, e la mancanza di infrastrutture, di lavoro, e di aiuti statali, come nel resto del Mezzogiorno, portarono a un vasto fenomeno di emigrazione. Solo negli anni trenta del Novecento si realizzarono l'acquedotto e importanti vie di comunicazione.
Il 21 settembre 1943, Matera fu la prima città italiana a insorgere contro i tedeschi occupanti. Il 24 settembre dello stesso anno, a Rionero avvenne una delle più cruente rappresaglie della seconda guerra mondiale in Basilicata, ove 18 rioneresi furono trucidati da alcune truppe naziste, a causa di un contadino rionerese che ferì un sergente dei paracadutisti, il quale sembrava stesse rubando una gallina nella sua abitazione.
Il 23 novembre 1980 la Basilicata fu sconvolta da un grave terremoto che colpì buona parte del territorio regionale. Nel 1993 fu inaugurato a San Nicola, frazione di Melfi, l'impianto industriale SATA, ove risiede uno dei più importanti stabilimenti FIAT d'Europa e altre aziende collegate all'indotto come Tower Automotive e Magneti Marelli.
Nel 2003 la decisione del governo nazionale di trasferire tutte le scorie nucleari delle ex centrali atomiche in una salina di Scanzano Jonico ha provocato un'intensa protesta, con una manifestazione oceanica cui parteciparono oltre 100.000 persone (pari a circa un quinto della popolazione lucana) che ha portato nel gennaio del 2004 al ritiro del decreto.
La Basilicata è divisa in due province:
Conferita il 11/10/2010:
Medaglia al merito di I classe della Protezione Civile | |
«Per la partecipazione all'evento sismico del 6 aprile 2009 in Abruzzo, in ragione dello straordinario contributo reso con l'impiego di risorse umane e strumentali per il superamento dell'emergenza.» — D.P.C.M. 11 ottobre 2010, ai sensi dell'art. 5, comma 5, del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 19 dicembre 2008. |
Per approfondire, vedi la voce Simboli della Basilicata. |
Lo stemma della regione è costituito da uno scudo sannitico di color argento riportante quattro fasce ondate azzurre che rappresentano i principali fiumi lucani: Bradano, Basento, Agri e Sinni.
Per approfondire, vedi la voce Aree naturali protette della Basilicata. |
La regione Basilicata ospita nel suo territorio undici aree protette, di cui due parchi nazionali, il Pollino e il Val d'Agri, due parchi regionali (Parco naturale di Gallipoli Cognato - Piccole Dolomiti Lucane e Parco Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano), e sette riserve naturali regionali. Le zone sottoposte a protezione occupano circa il 30% dell'intera superficie regionale[14].
La popolazione è concentrata per lo più nei grossi centri, infatti il 56% abita nei 12 centri più grandi della regione, il 27% invece vive nei centri medi, cioè quelli compresi tra i 5.000 e i 9.999 abitanti, ed il restante 17% vive nei piccoli comuni. Il trend demografico è positivo soltanto nelle quattro zone maggiormente sviluppate della regione (Materano, Metapontino, Potentino, Vulture) dove si registra in generale un incremento di popolazione. Il fenomeno è più accentuato soprattutto a Policoro, Melfi, Lavello, Scanzano Jonico, Nova Siri e in misura minore a Bernalda e Marconia nel Metapontino, Rionero in Vulture, Venosa nell'area del Vulture e Marsicovetere nella Val d'Agri.
La città di Matera sta avendo un notevole incremento demografico dovuto sia al polo del salotto che alle attività sorte per il grande afflusso turistico generato dall'interesse per il centro storico cittadino diventato Patrimonio dell'umanità. Rispetto al censimento del 2001 la città ha avuto infatti un incremento pari a circa il 6% della popolazione, il più alto in regione. A Potenza infine, si registra una lieve diminuzione, mentre nei centri più dinamici dell'area metropolitana di Potenza (Tito e Pignola) si è registrato un trend positivo.
È in atto invece un forte spopolamento dei comuni dell'entroterra, soprattutto nel materano, infatti alcuni comuni che trent'anni fa raggiungevano all'incirca i 10.000 abitanti (Tricarico, Montalbano Jonico, Irsina e Stigliano) hanno perso dal 25 al 40% della loro popolazione originaria; però al contrario della provincia di Potenza, la popolazione complessiva è aumentata, grazie a comuni come Matera, Bernalda, Policoro che nell'anno 2010 arrivano a un aumento di 456 unità. Questo spopolamento avviene anche in molti comuni montani del potentino (Lagonegro, Latronico, Moliterno, Marsiconuovo, Lauria) e nei comuni colpiti maggiormente dal terremoto dell'Irpinia.
Nel 2008[15] i nati sono stati 4.923 (8,4‰), i morti 5.585 con un decremento naturale di 662 unità rispetto al 2007. Le famiglie contano in media 2,6 componenti. Il bilancio demografico attuale della regione mostra una diminuzione di 9.031 abitanti rispetto al censimento del 2001, quando risultavano 599.404 abitanti, un trend che va peggiorando di anno in anno.
Di seguito vengono riportati i primi 12 comuni della regione, ordinati per popolazione residente, oltre 10.000 abitanti[16][17].
Stemma | Città | Popolazione (ab) |
Provincia | Altitudine (m s.l.m.) |
Superficie (km²) |
---|---|---|---|---|---|
Potenza | 68 299 | PZ | 819 | 173 | |
Matera | 61 026 | MT | 401 | 387,40 | |
Pisticci | 17 953 | MT | 364 | 231 | |
Melfi | 17 613 | PZ | 530 | 205,15 | |
Policoro | 16 571 | MT | 25 | 67 | |
Lavello | 13 953 | PZ | 313 | 132 | |
Rionero in Vulture | 13 512 | PZ | 643 | 53 | |
Lauria | 13 351 | PZ | 430 | 175 | |
Bernalda | 12 298 | MT | 127 | 126 | |
Venosa | 12 242 | PZ | 415 | 169 | |
Avigliano | 11 900 | PZ | 827 | 84 | |
Montescaglioso | 10 115 | MT | 365 | 176 |
L'emigrazione su larga scala ha fatto sì che la popolazione lucana crescesse soltanto del 12% nel ventesimo secolo, il tasso di crescita più basso in Italia. La Basilicata è ancora oggi una delle regioni più povere del Paese, ma la sua economia è cresciuta in maniera significativa negli ultimi 20 anni, anche grazie alla scoperta del petrolio, tant'è che il suo Pil pro-capite è il più alto del Sud Italia. Ma dopo un'interruzione negli anni novanta è ripresa in modo significativo l'emigrazione sia verso regioni più ricche, sia interna in cui si spopolano i centri più piccoli e si popolano i due capoluoghi e le città delle aree più sviluppate.
Gli stranieri regolari sono 14 738 (6 476 maschi e 8 262 femmine) pari al 2,51% della popolazione lucana. Le comunità con una maggior rappresentanza sono[18]:
Nazione | Stranieri regolari | sul totale degli immigrati | sulla popolazione residente |
---|---|---|---|
Romania | 6 098 | 41,38 % | 1,04 % |
Albania | 1 648 | 11,18 % | 0,28 % |
Marocco | 1 449 | 9,83 % | 0,25 % |
Ucraina | 809 | 5,49 % | 0,14 % |
Cina | 796 | 5,40 % | 0,14 % |
Altre | 3 938 | 26,72 % | 0,67 % |
14 738 | 100,00 % | 2,51 % |
Tra le altre le più rappresentative sono nell'ordine: India, Bulgaria, Polonia, Tunisia, Germania, Algeria e Brasile.
In Basilicata è presente la numerosa minoranza etnica e linguistica albanese d'Italia (detta Arbëreshë). Le comunità sono tutte in provincia di Potenza, e sono cinque paesi: Barile (Barilli), Ginestra (Zhura), Maschito (Mashqiti), San Costantino Albanese (Shën Kostandini), San Paolo Albanese (Shën Pali). La comunità albanese ha nei secoli preservato, seppur in maniera diversa fra loro, i connotati etnici, linguistici, religiosi e culturali specifici degli Arbëreshë, e ancora oggi mantengono e difendono le proprie tipicità etniche che li diversificano dalla cultura circostante. Un tratto molto importante è la lingua albanese (Arbërisht), parlata dalla comunità intera. I cartelli, le insegne e gli scritti ufficiali comunali in questi paesi sono bilingui, sia in italiano che in albanese, per quest'ultima vige il riconoscimento dello stato e la condizione di co-ufficialità con l'italiano.
La Basilicata, svantaggiata dalla propria costituzione morfologica ed emarginata per lungo tempo dagli investimenti, nonché ancora largamente sprovvista di importanti vie di comunicazione, è una delle regioni meno sviluppate del Paese: il suo reddito pro capite si colloca al 16º posto nel panorama delle regioni italiane, ma, dal 2001, nel quadro del Mezzogiorno e Isole è il più alto dopo Abruzzo, Sardegna e Molise.
La serie storica dal 2000 al 2008, mostra l'andamento del reddito lucano e quello delle regioni meridionali e insulari.[19]
2000 | % della media naz. | 2001 | 2002 | 2003 | 2004 | 2005 | 2006 | 2007 | 2008[20] | % della media naz. | |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Abruzzo | 18.177,3 | 86,90 | 18.871,5 | 19.361,7 | 19.454,6 | 19.297,0 | 19.942,3 | 20.501,1 | 21.150,3 | 21.662,60 | 82,44 |
Sardegna | 15.861,0 | 75,83 | 16.871,4 | 17.226,5 | 17.975,7 | 18.581,0 | 19.009,8 | 19.654,3 | 20.444,1 | 20.627,20 | 78,50 |
Molise | 15.308,1 | 73,18 | 15.985,5 | 16.460,3 | 16.607,7 | 17.290,0 | 17.994,6 | 18.591,9 | 18.955,5 | 20.429,50 | 77,75 |
Basilicata | 14.670,3 | 70,14 | 15.130,4 | 15.731,6 | 16.011,5 | 16.668,1 | 17.031,4 | 17.781,9 | 18.280,0 | 19.039,10 | 72,46 |
Puglia | 13.825,2 | 66,09 | 14.504,5 | 14.962,2 | 15.284,0 | 15.694,4 | 15.971,0 | 16.504,6 | 16.943,4 | 17.955,90 | 68,33 |
Sicilia | 13.479,6 | 64,44 | 14.185,7 | 14.662,2 | 15.053,9 | 15.440,1 | 16.023,2 | 16.531,5 | 17.003,7 | 17.533,00 | 66,72 |
Calabria | 13.019,9 | 62,24 | 13.742,4 | 14.226,9 | 14.773,2 | 15.457,0 | 15.754,8 | 16.244,1 | 16.625,8 | 17.285,00 | 65,78 |
Campania | 13.190,8 | 63,06 | 14.040,8 | 14.764,0 | 15.025,8 | 15.531,7 | 15.753,2 | 16.294,2 | 16.556,5 | 16.746,30 | 63,73 |
Di seguito la tabella che riporta il PIL ed il PIL procapite[21] prodotto nella Basilicata dal 2000 al 2009:
2000 | 2001 | 2002 | 2003 | 2004 | 2005 | 2006 | 2007 | 2008 | 2009 | |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Prodotto Interno Lordo (Milioni di Euro) |
8.808,0 | 9.054,0 | 9.393,4 | 9.557,2 | 9.947,5 | 10.138,8 | 10.539,3 | 11.054,6 | 11.273,4 | 10.973,6 |
PIL ai prezzi di mercato per abitante (Euro) |
14.670,3 | 15.130,4 | 15.731,6 | 16.011,5 | 16.668,1 | 17.031,4 | 17.781,9 | 18.698,5 | 19.081,5 | 18.586,8 |
Di seguito la tabella che riporta il PIL[21], prodotto in Basilicata ai prezzi correnti di mercato nel 2006, espresso in milioni di euro, suddiviso tra le principali macro-attività economiche:
Macro-attività economica | PIL prodotto | % settore su PIL regionale | % settore su PIL italiano |
Agricoltura, silvicoltura, pesca | € 468,2 | 4,44% | 1,84% |
Industria in senso stretto | € 1.572,8 | 14,92% | 18,30% |
Costruzioni | € 854,5 | 8,11% | 5,41% |
Commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni | € 1.935,5 | 18,37% | 20,54% |
Intermediazione monetaria e finanziaria; attività immobiliari ed imprenditoriali | € 1.986,3 | 18,85% | 24,17% |
Altre attività di servizi | € 2.681,6 | 25,44% | 18,97% |
Iva, imposte indirette nette sui prodotti e imposte sulle importazioni | € 1.040,4 | 9,87% | 10,76% |
PIL Basilicata ai prezzi di mercato | € 10.539,3 |
Il settore agricolo costituisce ancora un caposaldo dell'economia regionale. La produzione di colture di pregio è relegata solo in alcuni territori regionali a causa dei condizionamenti esercitati dalla montuosità del territorio, dalla sua scarsa fertilità e dall'irregolarità delle precipitazioni. La riforma fondiaria, cominciata a partire dagli anni Cinquanta, assieme all'assegnazione di migliaia di case sparse e di terre ai braccianti, alle bonifiche e alle irrigazioni di vasti comprensori (grazie anche allo sbarramento del Bradano e di altri fiumi) hanno contribuito allo sviluppo dell'agricoltura. La diffusione di tali opere ha però subito, nel corso del tempo, un rallentamento ed esse non sono oggigiorno in grado di assicurare adeguate opportunità di sviluppo alle attività agricole, penalizzate anche dall'insufficienza delle strutture di commercializzazione. La loro localizzazione ha quindi determinato aree piuttosto differenziate per caratteristiche produttive: privilegiate risultano le valli dell'Agri, nel suo medio corso, e dell'Ofanto, oltre alla piana di Metaponto. Le colture più estese sono quelle del frumento, seguito da altri cereali che in buona parte costituiscono materia prima per l'industria alimentare lucana (avena, orzo, mais), e delle patate; abbastanza diffusi sono la vite (soprattutto uva da vino), l'olivo, presente nelle aree collinari, e gli agrumi, nelle piane ioniche; un certo incremento hanno registrato alcune colture industriali, in particolare la barbabietola da zucchero (che ha superato per estensione la tradizionale coltura della patata) e il tabacco, e quelle ortofrutticole. Nelle zone interne del materano è sviluppata la coltura di cerealicola: frumento, granturco, orzo e avena, di cui la regione è la maggior produttrice nazionale. Sulle colline a ridosso del Metapontino invece c'è una fiorente coltivazione di vigneti, mentre nella piana sono molto sviluppate le piantagioni di alberi da frutto: susine, pesche, pere, kiwi e agrumeti. Il settore primario, in ogni caso, dopo una fase di relativa modernizzazione, più intensa nella Piana di Metaponto, sembra avere raggiunto i propri limiti strutturali, in assenza di una efficiente rete di distribuzione commerciale e di promozione: ciò, in un quadro di forte concorrenza interregionale, ha di fatto ostacolato la creazione di nuove filiere produttive, relegando in ruoli marginali le stesse colture di qualità.
L'allevamento è suddiviso per zone, infatti nella zona del materano abbiamo quello di ovini, suini, caprini mentre quello dei bovini è per lo più praticato nelle zone montuose del potentino e nei grandi pascoli del melfese. La pesca è poco sviluppata, ed è solo limitata alla costa Jonica.
La vera ricchezza è rappresentata dalle risorse del sottosuolo che offrono ottime prospettive per lo sviluppo economico della regione, in particolare il ritrovamento di giacimenti petroliferi nella Val d'Agri ha portato nel 1998 alla stipula di un accordo fra Governo, Regione ed Eni. La Basilicata, in cambio delle concessioni per lo sfruttamento di questa importante materia prima (una produzione stimata in 104.000 barili al giorno per vent'anni, pari al 10% del fabbisogno nazionale), dovrebbe ottenere rilevanti benefici economici ed occupazionali, oltre all'impegno teorico da parte dello Stato di effettuare interventi infrastrutturali per accelerare lo sviluppo socio-economico della zona e di garantire la riqualificazione ambientale, con la salvaguardia del parco naturale che dovrebbe sorgere nella Val d'Agri. La regione è ricchissima di idrocarburi, particolarmente metano (nella Valle del Basento) e petrolio, in Val d'Agri, dove è situato il più grande giacimento dell'Europa continentale.[22][23]
La regione è specializzata nella produzione alimentare, nella produzione di fibre artificiali, nella lavorazione di minerali non metalliferi e nelle produzioni chimiche (concentrate in Valbasento). Positiva è la localizzazione di industrie alimentari “esogene” (pastarie, lattiere, dolciarie), in particolare a Matera e nel Melfese. Nuove prospettive ha aperto la costruzione di uno stabilimento della FIAT a Melfi (1993), sia per i posti di lavoro che offre nel brevissimo termine sia per le possibilità di occupazione che lo sviluppo dell'indotto potrebbe creare nel medio e lungo periodo. Certamente, in valori assoluti, le 6500 unità (1997) assorbite dal complesso melfese sono andate a compensare le perdite massicce degli altri rami industriali, e in particolare della chimica. È interessante confrontare i dati relativi alla divisione settoriale del lavoro negli anni immediatamente precedenti e seguenti l'apertura del complesso melfese: nel 1991, gli occupati in agricoltura ammontavano ancora al 20%, mentre l'industria assorbiva solo il 26% del totale e il restante 54% ricadeva nel settore terziario; nel 1994 il quadro risultava profondamente trasformato e, pur in un preoccupante calo dell'occupazione complessiva (da 193.000 a 176.000 unità), i valori percentuali vedevano l'industria balzare al 37%, mentre l'agricoltura si dimezzava quasi (11,5%, con 6000 unità in meno) e il terziario stesso scendeva al 51,5%, perdendo oltre 10.000 posti di lavoro. Altra risorsa scarsamente valorizzata è rappresentata dal patrimonio ambientale, sia naturalistico sia storico-culturale. Nonostante la migliorata accessibilità, soprattutto dai versanti tirrenico (con la bretella di collegamento fra Potenza e l'autostrada Salerno-Reggio Calabria, su cui si è sviluppato, nei pressi del capoluogo, il nucleo industriale di Tito) e ionico (con il potenziamento della strada litoranea sul golfo di Taranto, da cui si dipartono le arterie di penetrazione lungo i fondovalle del Bradano, del Basento e dell'Agri), la Basilicata presenta ancora un movimento turistico assai debole: poco più di 200.000 arrivi e circa un milione di presenze all'anno, con una permanenza media, dunque, assai breve (meno di 5 giorni) e comunque legata, in massima parte, alle località balneari.
L'industria della regione è basata sulle attività di piccole e medie imprese: industrie alimentari (oleifici, aziende vinicole, pastifici), tessili ed industrie della lavorazione del marmo. Di rilevanza lo stabilimento Fiat di Melfi mentre a Matera è presente l'industria ferroviaria Ferrosud e l'industria del mobile. A Potenza esistono stabilimenti chimici mentre nella Valle del Basento sono presenti impianti di produzione tessile. Nel Metapontino, infine, vi è una grande presenza di aziende agricole con produzione industriale soprattutto di fragole e alberi da frutto.
Il turismo è basato su tre categorie:
Gli arrivi e le presenze turistiche nella regione, dal 2001 al 2011, sono così riassunte in tabella:[24]
2001 | 2002 | 2003 | 2004 | 2005 | 2006 | 2007 | 2008 | 2009 | 2010 | 2011 | |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Arrivi turisti italiani |
351.853 | 342.587 | 376.111 | 388.399 | 409.228 | 396.240 | 394.825 | 414.571 | 419.900 | 440.521 | 453.628 |
Presenze turisti italiani |
1.498.481 | 1.478.914 | 1.543.922 | 1.566.733 | 1.731.553 | 1.569.443 | 1.668.096 | 1.681.069 | 1.730.434 | 1.734.951 | 1.809.167 |
Arrivi turisti stranieri |
46.179 | 48.553 | 51.175 | 49.864 | 57.802 | 54.816 | 53.721 | 51.709 | 47.384 | 53.307 | 58.049 |
Presenze turisti stranieri |
214.484 | 218.206 | 217.954 | 212.859 | 221.597 | 174.085 | 188.693 | 181.304 | 158.262 | 155.157 | 154.307 |
Per approfondire, vedi la voce Monumenti_nazionali#Italia. |
Il territorio montuoso ha sempre reso difficili le comunicazioni nella regione, un problema che ancora persiste. I collegamenti ferroviari sono scarsi, tanto che Matera non è neppure raggiunta da Trenitalia. La regione è dotata soltanto di un piccolo aeroporto, a Pisticci, attualmente oggetto di studi per l'ampliamento.
Oltre all'autostrada A3 e al RA5 Potenza - A3, la Regione dispone di altre significative arterie, come la S.S. Jonica (nel tratto Metaponto - Nova Siri), e altre che seguono il corso dei quattro principali fiumi lucani, la S.S. Bradanica (Matera - Melfi), la S.S. Basentana (Potenza - Metaponto), la S.S. Agrina (Policoro - Atena Lucana) e la S.S. Sinnica (Policoro - Lauria).
La Basilicata è quasi completamente priva di ferrovie; tuttavia vi sono importanti stazioni ferroviarie come Potenza, Metaponto e Maratea.
Le uniche strutture portuali presenti in regione sono porti turistici dedicati alla nautica da diporto:
Per approfondire, vedi la voce Strade statali e provinciali della Basilicata. |
Per approfondire, vedi la voce Università degli Studi della Basilicata. |
Per approfondire, vedi la voce Dialetto lucano. |
Per approfondire, vedi la voce Nativi della Basilicata. |
Di seguito è riportato un elenco di personalità nonché di personaggi storici di provenienza e di discendenza lucana in ordine alfabetico:
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Per approfondire, vedi la voce Presidenti della Basilicata. |
A differenza del resto del sud Italia, in Basilicata non esiste un'entità criminale vera e propria come quelle delle regioni circostanti,[33] grazie al suo particolare sviluppo storico-sociale ma anche per i minori interessi economici rispetto alle regioni limitrofe.[34]
Dopo il 1980 però, quando in seguito al catastrofico terremoto furono investiti grandi capitali in Lucania, le cosche delle convicine Campania e Calabria cercarono di penetrare negli affari della regione. Nel 1994 venne fondata a Potenza la cosca dei Basilischi, una 'Ndrina della 'Ndrangheta calabrese, che si installò in diverse zone della Basilicata, finché non fu sgominata con il maxi-arresto del 22 aprile 1999.
Da allora le piccole attività criminali organizzate che si trovano concentrate nel materano, Val d'Agri e Melfese (principalmente impegnate nel narcotraffico, nell'usura, ecc.) sono controllate, secondo la procura nazionale antimafia, da alcuni clan locali che fanno capo alla 'Ndrangheta.[35]
La regione ecclesiastica Basilicata è una delle sedici regioni ecclesiastiche in cui è suddiviso il territorio della Chiesa cattolica in Italia. Il suo territorio corrisponde al territorio della regione amministrativa Basilicata.
Le parrocchie sono 270.
Le diocesi sono sei:
La regione è caratterizzata da tanti piccoli paesi, borghi e centri rurali spesso separati da barriere geografiche, determinando la necessità di cucinare e mangiare quello che si produceva sul posto, secondo le tecniche messe a punto in loco. Le ricette più comuni, passando da una zona all'altra, da un paese all'altro assumono connotazioni differenti, e vengono realizzate con materie prime differenti.
Le ricette fanno largo uso di carni bianche, carni di agnello, uova, spezie locali come il peperoncino piccante e tutta una serie di verdure coltivate o, molto spesso, spontanee. I primi piatti comprendono tutte le varietà di pastasciutta accompagnata dal ragù. Per i secondi sono spesso utilizzate carni ovine.
Tra le specialità locali ci sono gli gnummarieddi, involtini di interiora di animale; la strazzata, una varietà di focaccia fatta con pepe e origano; il sanguinaccio dolce, crema fatta con sangue di maiale con l'aggiunta di ingredienti come vaniglia e cacao amaro; il baccalà con peperoni cruschi (croccanti); la soppressata ed il salame pezzente, riconosciuti prodotti agroalimentari tradizionali e la famosa lucanica (come fu definita dai Romani questa specialità lucana), diventata, in molti dialetti del nord Italia luganega, un tipo di salsiccia il cui nome deriva proprio dalla parola Lucania; le fave bianche e cicorie, specialmente nell'area materana; il pane cotto, brodo con pane indurito e altri ingredienti tipici.
Uno degli ingredienti tipici della cucina lucana, specialmente in Val d'Agri e nei comuni della montagna materana, è il rafano. Viene grattugiato sulla pasta fatta in casa o impiegato come ingrediente della rafanata, una frittata preparata con questo tipo di radice.
Un'altra specialità caratteristica della Regione sono i peperoni (chiamati in dialetto, a seconda delle zone, pupacc', p'pruss, puparul'o pap'rign) cruschi, cioè croccanti come già menzionato. Sono peperoni rossi essiccati che vengono scottati nell'olio d'oliva, spesso accompagnati dal baccalà o utilizzati come condimento nella pasta. Particolarmente noti sono i Peperoni di Senise, noti nel dialetto locale come i zafaran, che hanno ottenuto il marchio IGP.
Tipica lucana, specialmente delle aree interne e montane, è anche la frascatula, variante regionale della polenta.
Per approfondire, vedi le voci Prodotti agroalimentari tradizionali della Basilicata e Vini della Basilicata. |
Tra i formaggi, ottenuti attraverso la trasformazione del latte locale secondo tecniche tradizionali, spiccano il pecorino di Filiano ed il canestrato di Moliterno, il caciocavallo podolico e una notevole e variegata produzione casearia.
Le aree montuose consentono di produrre e stagionare salumi tra i più tipici della tradizione meridionale: rinomati quelli di Tricarico e Picerno. In questi territori si sta sempre più affermando la produzione di miele di ottima qualità.
Tra i vini il più famoso e apprezzato è l'Aglianico del Vulture, prodotto DOC presente in Basilicata fin dall'VIII secolo a.C. e considerato uno dei migliori vini rossi d'Italia.[36] Nel circondario del monte Vulture sgorgano acque minerali effervescenti naturali, in particolar modo nei pressi di Rionero e la sua frazione Monticchio. Nella zona della val d'Agri è presente la seconda produzione vinicola DOC Terre dell'Alta Val d'Agri. Altra area di produzione vinicola è il Materano che ha ottenuto il riconoscimento della DOC con la denominazione Matera DOC.
Si producono anche oli di oliva extravergini di qualità superiore tra i quali l'olio del Vulture riconosciuto DOP e quello ottenuto dall'oliva majatica di Ferrandina.
Grande pregio hanno le produzioni orticole fra cui il fagiolo di Sarconi e il peperone di Senise IGP e la melanzana rossa di Rotonda DOP. Fragole, uva da tavola, pesche e albicocche vengono coltivate nelle pianure costiere, le pomacee nelle valli che degradano al mare. I frutti di bosco e le castagne caratterizzano le aree interne che ascendono ai monti. La tradizione artigianale delle genti contadine ha tramandato tecniche di trasformazione e conservazione degli ortofrutticoli sott'olio extravergine di oliva.
La lavorazione artigianale della pasta produce forme originali dal grano duro locale. Tra i prodotti da forno risalta il pane di Matera, che ha ottenuto il riconoscimento della IGP.
Per approfondire, vedi la voce Sport in Basilicata. |
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