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Definición y significado de Controriforma

Definición

definición de Controriforma (Wikipedia)

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Controriforma

                   
  Interno della Chiesa del Gesù, a Roma, chiesa-modello della Controriforma

La Controriforma o Riforma cattolica è stato un movimento all'interno della Chiesa cattolica nella seconda metà del XVI secolo con il fine di riformare sé stessa in seguito alla Riforma protestante. La Riforma cattolica fu ampia e comprese cinque grandi elementi:

  • Dottrina
  • Riconfigurazione ecclesiastica o strutturale
  • Ordini religiosi
  • Movimenti spirituali
  • Dimensioni politiche

Tali riforme comprendevano la fondazione di seminari per la corretta istruzione dei sacerdoti nella vita spirituale e nelle tradizioni teologiche della Chiesa, la riforma della vita religiosa per ricondurre gli ordini alle loro fondamenta spirituali e nuovi movimenti spirituali che si focalizzano sulla vita devozionale e su un personale rapporto con Cristo, inclusi i mistici spagnoli e la scuola francese di spiritualità.

Indice

  Concetto e terminologia

Controriforma è il termine con il quale spesso si indica il periodo storico dalla fine del Concilio di Trento (terminato nel 1563) fino al Seicento, caratterizzato dalla reazione della Chiesa cattolica nei confronti della Riforma protestante e della sua nuova riorganizzazione interna e attivismo dopo la crisi seguita alla nascita e affermazione del movimento protestante.

Il termine Riforma cattolica è considerato talvolta all'interno di una più ampia Controriforma, considerando il Concilio di Trento anche come risposta alle esigenze di reazione all'attivismo protestante manifestatasi ad esempio sulla questione del divieto di cumulo di cariche ecclesiastiche o la residenzialità dei vescovi. In questo senso il periodo viene anche indicato con il termine Riforma tridentina.

  Johann Stephan Putter coniò il termine Controriforma nel 1776

Bisogna prima di tutto delineare la sottile differenza tra Riforma cattolica e Controriforma: La prima tende a mettere a fuoco gli elementi di trasformazione che la Chiesa accolse in questo periodo, la seconda sottolinea il contrasto netto con il protestantesimo e il rifiuto radicale di qualsiasi modificazione dei dogmi, cioè l'aspetto di reazione difensiva e riaffermazione delle dottrine della Chiesa. In realtà il termine "controriforma" non era usato nei secoli XVI e XVII, ma venne coniato da Johann Stephan Putter, nel 1776.

Putter, con questa parola, intendeva indicare la reazione della Chiesa alla riforma luterana attraverso:

  • la riaffermazione e ridefinizione dei dogmi discussi dal protestantesimo
  • la condanna della riforma come eresia
  • la persecuzione degli eretici
  • la censura dei testi e di qualsiasi opinione non fosse conforme alle idee ecclesiastiche.

L'elemento di reazione più importante fu il Concilio di Trento, in cui la Chiesa fu chiamata a stabilire punti importanti della dottrina cattolica:

  • L'imposizione della Vulgata geronimiana come unica versione valida della Bibbia, e il divieto di uso del volgare per le Sacre Scritture nel culto
  • La conferma del ruolo intermediario della Chiesa fra l'uomo e Dio
  • Il riconoscimento del merito salvifico delle buone opere
  • La riconferma del numero e del valore dei sacramenti
  • La riaffermazione dell'esistenza del purgatorio

  Riforma cattolica e Controriforma

I maggiori storiografi tendono oggi a sostenere la coesistenza di due aspetti distinti e paralleli nella realtà del cattolicesimo cinquecentesco: la «Riforma cattolica» e la «Controriforma» [1]. Il primo di questi, alla fine dell'Ottocento, fu proprio un protestante, Karl Peter Wilhelm Maurenbrecher. Dopo di lui, Ludwig von Pastor, Joseph Lortz, Lucien Febvre, Delio Cantimori, Erwin Iserloh, Giacomo Martina (vedi la sua bibliografia), Giuseppe Alberigo, Mario Bendiscioli (In La riforma cattolica, Roma 1962), Pier Giorgio Camaiani, Jean Delumeau, Paolo Prodi ed altri.

Fu soprattutto lo storico tedesco Hubert Jedin, nell'opera Riforma cattolica o Controriforma? (ed. it. 1957), a identificare e definire i due movimenti come distinti nella storia della Chiesa cattolica.

  • Riforma cattolica. Tutti questi studiosi affermano l'esistenza di un movimento di riforma interno alla Chiesa cattolica che è indipendente dalla riforma luterana. Ossia, dicono, vi sono elementi per affermare che la Chiesa cattolica era sulla strada della riforma interna anche senza la «spinta» di Lutero. Alcuni di questi movimenti di riforma nascono generalmente dal basso. Ne sono un esempio, la nascita di nuovi ordini religiosi, alcuni dei quali tuttavia non precedono l'avvento del luteranesimo.
  • Controriforma. Vi è poi un movimento di riforma che trova la sua origine in opposizione ad essa: il tentativo di riformarsi per bloccare, se non ostacolare, la riforma luterana. Questo movimento di riforma, chiamato appunto «Controriforma», che trova nel Concilio di Trento il suo atto fondamentale, nasce dall'alto, dalla gerarchia cattolica. La controriforma indicherebbe quel processo di 'ri-cattolicizzazione' dei territori caduti in mano al protestantesimo. Per questo furono spese le energie delle famiglie religiose di più recente fondazione (le nuove Congregazioni di Chierici regolari come i Gesuiti, i Teatini, i Somaschi e i Barnabiti, ma anche i rami riformati di Ordini più antichi, come quello dei Cappuccini), caratterizzate da dinamismo e da un diretto intervento nella società contemporanea, oltre che da un intenso impegno nell'opera di evangelizzazione.

Non bisogna tuttavia dimenticare la sostanziale persistenza di un filone storiografico che si oppone a questa linea interpretativa. Tra gli studiosi che hanno proposto opinioni contrastanti, si può menzionare Giovanni Miccoli, che a tale problema si dedica nel paragrafo conclusivo del suo celebre saggio La storia religiosa (in Storia d'Italia, II/1, Dalla caduta dell'Impero romano al secolo XVIII, Torino 1974, pp. 429–1079, alle pp. 975–1079), dedicato a "Crisi e restaurazione cattolica nel Cinquecento".

  Il Concilio di Trento

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Concilio di Trento.
  Una sessione del Concilio di Trento in una stampa dell'epoca

Papa Paolo III (1534-1549) diede inizio al Concilio di Trento (15451563), una commissione di cardinali con il compito di ideare riforme istituzionali per risolvere vari contenziosi, come la questione della corruzione di vescovi e sacerdoti o le indulgenze ed altri abusi finanziari. Il Concilio ripudiò chiaramente le specifiche posizioni protestanti e sostenne la struttura di base della Chiesa medioevale, il suo sistema sacramentale, gli ordini religiosi e la dottrina. Respinse ogni possibilità di dialogo con i protestanti, riaffermando i dogmi del Cattolicesimo medioevale. Il Concilio sostenne con chiarezza il dogma della salvezza meritata per fede e per le opere. La Transustanziazione, durante la quale il pane e il vino consacrati diventano (in sostanza) il corpo e il sangue di Cristo, fu sostenuta insieme ai sette Sacramenti. Altre pratiche cattoliche che attirarono le critiche dei riformatori liberali all'interno della Chiesa, come le indulgenze, i pellegrinaggi, la venerazione dei santi e delle reliquie e la venerazione della Vergine Maria furono fortemente riaffermate come spiritualmente vitali.

Ma mentre fu ribadita la struttura base della Chiesa non ci furono evidenti cambiamenti per rispondere alle lamentele di cui i padri conciliari tacitamente ammettevano la legittimità. Tra le situazioni da correggere c'era la crescente separazione tra i sacerdoti e il gregge; molti membri del clero soprattutto nelle parrocchie di campagna erano stati istruiti male. Spesso, questi preti di campagna non conoscevano il latino e mancavano di opportunità per un'appropriata istruzione teologica. (L'importanza dell'istruzione dei sacerdoti era stato un punto fondamentale dei riformatori umanisti nel passato). I parroci ora furono meglio istruiti, mentre le autorità papali cercarono di eliminare le distrazioni delle chiese monastiche. Taccuini e manuali divennero così di uso comune; essi descrivevano come essere buoni sacerdoti e confessori.

In generale, il Concilio di Trento fu indirizzato a migliorare la disciplina e l'amministrazione della Chiesa. Gli eccessi mondani della chiesa secolare rinascimentale, rappresentata dall'era di Alessandro VI (14921503), esplosero sotto papa Leone X (15131522), la cui campagna per raccogliere fondi negli stati tedeschi per costruire la Basilica di San Pietro con la vendita delle indulgenze fu la chiave che sollecitò la protesta delle 95 tesi di Martin Lutero. Ma la Chiesa cattolica rispose a questi problemi con una vigorosa campagna di restaurazione e repressione, ispirata ai primi movimenti di "riforma" cattolici che avevano preceduto il Concilio di Costanza (14141418): umanesimo, pratica devozionale, tradizione legalista e di osservanza.

Il Concilio, in virtù delle sue azioni, ripudiò il pluralismo della Chiesa secolare rinascimentale: l'organizzazione delle istituzioni religiose fu serrata, la disciplina fu posta tra i requisiti della fede e il ruolo della parrocchia rivisitato. La nomina dei vescovi per ragioni politiche fu tuttavia ancora tollerata. Nel passato, come nel presente, le vaste tenute terriere e la rigidità istituzionale della Chiesa – una rigidità a cui i ranghi eccessivamente ampi del clero contribuirono – costrinsero molti vescovi a studiare giurisprudenza e non teologia, relegando molti “vescovi assenti” al ruolo di dirigenti di proprietà istruiti all'amministrazione. Così, il Concilio di Trento si propose di combattere l'“assenteismo” che era la pratica dei vescovi che vivevano a Roma o sui propri appezzamenti di terra anziché nelle loro diocesi. Le pratiche secolari furono contrastate, mentre il Papato chiaramente lasciava la sua posa rinascimentale-medievale di Chiesa universale per essere una delle città-stato italiane. Il Concilio di Trento sottrasse anche ai vescovi il potere di supervisionare gli aspetti della vita religiosa, (come dimostra il caso della discussione sul diritto di residenza dei vescovi, dichiarato di diritto umano e non divino). Un esempio di vescovo della Controriforma fu l'arcivescovo di Milano Carlo Borromeo (15381584), più tardi canonizzato come santo, che si distinse nel visitare le parrocchie remote e nell'inculcare i precetti cattolici. A livello parrocchiale, il clero istruito in seminario, che subentrò nella maggior parte dei luoghi durante il corso del XVII secolo, fu in generale fedele alla regola ecclesiastica del celibato.

  Il periodo nero

Il regno di papa Paolo IV (15551559), al secolo Gian Pietro Carafa, che si ritiene sia il primo dei papi della Controriforma per la sua risoluta determinazione a eliminare il Protestantesimo, segna questi sforzi verso una restaurazione, anche in chiave violenta, cattolica. Due delle sue strategie-chiave furono l'Inquisizione e la censura dei libri proibiti. In questo senso, i suoi sforzi aggressivi e autocratici di restaurazione rispecchiarono in parte le strategie dei primi movimenti di riforma, specialmente da un punto di vista legalista e di osservanza: roghi degli eretici e autoritario rilievo dato alla legge canonica. Tutto ciò rispecchiò anche il rapido passo verso l'assolutismo che caratterizzò il XVI secolo.

Mentre si può sostenere che l'approccio aggressivo e autoritario fu dannoso per l'esperienza religiosa personale, una nuova onda di riforme e ordini trasmisero un aspetto fortemente devozionale. La pratica devozionale, e una certa dose di misticismo sovversivo, avrebbe portato ad una forte chiusura negli individui dell'esperienza religiosa, specialmente attraverso la meditazione come la recita del Rosario. L'aspetto devozionale della Controriforma combinò due strategie della restaurazione cattolica. Prima di tutto l'importanza di Dio come inconoscibile sovrano assoluto–un Dio da temere–coincideva bene con l'assolutismo aggressivo della Chiesa di Paolo IV. Ma costruì anche nuove strade, da un punto di vista fortemente emozionale e psicologico, verso la pietà popolare e l'esperienza religiosa di massa.

  Pio V per rispettare le regole del suo ordine fu il primo Pontefice a vestire di bianco

Il pontificato di Pio V (1566-1572), al secolo Michele Ghislieri, in questo senso, rappresentò un deciso tentativo non solo di prendere misure repressive contro gli "eretici" e i diritti secolari all'interno della società cattolica, specie italiana, ma anche di intervenire direttamente sulla religione dei fedeli nel tentativo di opporsi con violenza alla forza attrattiva esercitata dalle nuove idee Protestanti. Di umile estrazione, egli era entrato a far parte in giovane età dell'ordine domenicano nel quale ebbe luogo la sua formazione. Entrato nei ranghi dell'Inquisizione Romana, vi ricoprì incarichi di prestigio, fino a divenire nel 1558 grande inqusitore. Ascetico ed autoritario, una volta eletto pontefice si spese nel tentativo di fare di Roma un grande convento (l'espressione è di Jean Delumeau), tentando, con la consueta asprezza, di eliminare dall'Urbe gli aspetti da lui ritenuti più deplorevoli (dalla prostituzione al vagabondaggio diffusi). Nel suo strenuo rifiuto di qualunque deviazione rispetto ai canoni dell'ortodossia, di recente ribaditi a Trento, giunse a sancire l'espulsione degli ebrei da tutto lo Stato Pontificio, ad eccezione della città di Ancona e della stessa Roma. In un'ottica più generale, il pontificato di Pio V si caratterizzò per la tensione verso la riforma autocratica delle gerarchie ecclesiastiche, per la promozione di famiglie religiose, come i gesuiti, caratterizzate da un'incrollabile fedeltà a Roma e da un notevole dinamismo in campo pastorale, per il sostegno delle missioni per l'evangelizzazione del Nuovo Mondo e per il rafforzamento dell'organo repressivo per eccellenza della Curia romana, il Sant'Uffizio. Al suo regno risale anche la riforma dei primi due testi liturgici della Chiesa Cattolica, il Messale ed il Breviario, e la composizione del Catechismo della Chiesa tridentina.

Il pontificato di papa Sisto V (15851590) nato Felice Peretti, aprì lo stadio finale della Controriforma cattolica, cominciando a delineare, con il graduale affermarsi della dimensione coercitiva anche un elemento spettacolare in grado di appagare le menti dei fedeli, distolte dalle discussioni sulla fede dalla censura, operata con alacrità e indefessa determinazione, di un'informazione più libera, andando così a delineare quegli aspetti caratteristici dell'età barocca che si sarebbero cristallizzati già nei primi decenni del XVII secolo. Accentuando una tendenza che aveva accomunato diversi pontefici nel corso del Cinquecento, inoltre, egli si impegnò in un'intensa attività di rimodellamento urbanistico della città di Roma, mirato ad esaltare il suo ruolo di capitale del mondo cattolico.

  I nuovi ordini religiosi

I nuovi ordini religiosi erano parte fondamentale di questa tendenza. Ordini come i cappuccini, le orsoline, i teatini, i barnabiti e specialmente i gesuiti rafforzarono le parrocchie di campagna, ma non aiutarono a frenare la corruzione all'interno della Chiesa e dettero degli esempi che furono un forte stimolo per la restaurazione cattolica.

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Chierici Regolari Teatini.

I teatini erano un ordine di sacerdoti devoti che si impegnarono a controllare la diffusione dell'eresia e contribuirono alla formazione del clero.

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Ordine dei Frati Minori Cappuccini.

I cappuccini, un ramo dell'ordine francescano noto per la preghiera e per la cura dei poveri e degli ammalati, crebbe rapidamente sia in dimensioni che in popolarità. I padri cappuccini erano un ordine che si proponeva l'imitazione della vita di Gesù così come descritta dai Vangeli. Le confraternite fondate dai cappuccini si interessarono così specialmente ai poveri e vivevano in maniera austera. Questi differenti approcci erano spesso complementari con le missioni nelle zone di campagna servite poveramente dalle esistenti strutture parrocchiali. I membri degli ordini attivi nell'espansionismo delle missioni oltremare osservavano come le parrocchie di campagna, la cui degradata situazione contribuiva alla crescita del Protestantesimo, spesso avessero bisogno di cristianizzazione alla stessa maniera dei barbari dell'Asia e delle Americhe.

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Orsoline.

Le orsoline si impegnarono nel compito particolare di istruire le ragazze. La loro devozione alle opere di carità tradizionali è un esempio di riaffermazione del raggiungimento della salvezza attraverso la fede e le opere, e decisamente ripudiava la sola scriptura dei protestanti messa in evidenza dai luterani e dagli altri orientamenti protestanti. Non solo resero la Chiesa più efficace, ma riaffermarono le premesse fondamentali della Chiesa autocratica medievale.

  Sant'Ignazio di Loyola
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Compagnia di Gesù.

Comunque, i gesuiti, fondati dal nobile spagnolo ed ex-soldato Ignazio di Loyola (1491-1556), furono il più dinamico e aggressivo degli ordini cattolici. La sua Compagnia di Gesù fu fondata nel 1534 e ricevette l'autorizzazione papale nello stesso anno sotto Paolo III. Eredi delle tradizione devozionali, di osservanza e legaliste, i gesuiti organizzarono i loro ordini secondo linee militari, rispecchiando fortemente lo zelo autocratico di quel periodo. Essendo caratterizzato da un'attenta selezione, da un'istruzione rigorosa e da una disciplina ferrea, la mondanità della Chiesa rinascimentale ebbe una parte importante nel nuovo ordine. Gli Esercizi spirituali, capolavoro di Ignazio, metteva in evidenza l'importanza data ai manuali tipici della prima generazione dei riformatori cattolici subito dopo i primi movimenti della Riforma. Il grande acume psicologico che esso esprimeva aveva forti reminiscenze della pratica devozionale. Tuttavia, erano davvero gli eredi della tradizione di riforma dell'osservanza, nella pronuncia di decisi voti monastici di castità, obbedienza e povertà e fornivano un esempio che potesse accentuare, in ogni modo possibile, anche quelli meno condivisibili, l'efficacia della presa sulle masse popolari della Chiesa. Essi divennero predicatori, confessori di monarchi e principi ed educatori, e ai loro sforzi, fortemente autocratici, si attribuisce largamente l'arresto del protestantesimo in Polonia, Boemia, Ungheria, Germania meridionale, Francia e Olanda spagnola. Essi parteciparono anche energicamente all'espansione della Chiesa nelle Americhe e in Asia, sforzandosi nell'attività missionaria che sopravanzò molto l'aggressivo protestantesimo dei calvinisti. Persino la biografia di Loyola contribuì alla nuova importanza assunta da questa religione popolare che stava calando durante le età di papi politicamente orientati, in un senso rinascimentale, come Alessandro VI e Leone X. Dopo essersi ripresi dalle ferite di una dura battaglia, egli prese i voti per “servire solo Dio e il pontefice romano, il Suo vicario in terra”. Ancora una volta, il rilievo dato al papa è una riaffermazione-chiave della Chiesa medievale mentre una parte dei prelati del Concilio di Trento fermamente difesero tutti i tentativi di conciliarismo, la dottrina secondo cui i concili ecumenici della Chiesa rappresentavano Dio sulla terra piuttosto che il papa. Affermando decisamente il nuovo ruolo del papa come sovrano assoluto, fortemente caratteristico della nuova era dell'assolutismo inaugurata dal XVI secolo, i gesuiti contribuirono molto a rinvigorire la Chiesa della Controriforma.

In questo periodo nacquero anche gli ordini religiosi dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi, popolarmente noti come camilliani e l'Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, popolarmente noti come fatebenefratelli, entrambi con la specifica missione di occuparsi degli infermi.

  Movimenti spirituali laici

Inoltre, tra il 1520 e il 1560 un movimento di membri di alto rango della curia, chiamati spirituali, provarono attivamente a riformare la chiesa attraverso la riforma dell'individuo. Questo movimento determinò un forte e significativo tentativo nella Chiesa tradizionale di rinnovamento.

  Musica e arte sacra

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Arte della Controriforma.

Nelle ultime sessioni del Concilio vennero date delle vaghe linee guida per affrontare il problema delle immagini: il culto delle immagini dei Santi era infatti stata una delle cause scatenanti delle reazioni protestanti nel nord Europa. Paradossalmente la politica della Chiesa cattolica al riguardo era molto simile a quella di Lutero. Per entrambi, infatti, le immagini erano essenziali nella divulgazione delle Scritture agli incolti. Ogni rappresentazione sacra doveva quindi trovare nel suo messaggio il proprio senso, senza lasciarsi attrarre dal lusso e dagli eccessi formali del manierismo. Questa richiesta di semplificazione formale da parte del Concilio di Trento coinvolse anche la musica: le parole, quindi il messaggio, dovevano essere udite chiaramente; queste indicazioni posero però un serio ostacolo nel percorso di sviluppo della polifonia alla metà del XVI secolo.

Il Concilio, nel Canone sulla musica da usarsi per la Messa, affermò: «Tutto dovrebbe essere così ordinato che le messe, se sono celebrate con o senza canto, possano raggiungere tranquillamente le orecchie ed i cuori di quelli che ascoltano, nel momento in cui ogni cosa viene eseguita chiaramente e alla giusta velocità. Nel caso di quelle messe che sono celebrate con canti e organo, non lasciate che niente di profano si mescoli, ma solo inni e preghiere divine. L'intero progetto del canto dovrebbe essere costituito non per dare vacuo piacere alle orecchie, ma in modo tale che le parole siano chiaramente comprese da tutti. E così i cuori degli ascoltatori saranno attratti a desiderare armonie celesti nella contemplazione delle gioie del Santissimo. Si dovrebbe bandire dalla Chiesa tutta la musica che contiene sia nel canto che nell'organo cose che sono lascive o impure».

Mentre ciò era espresso in maniera abbastanza vaga, l'intento era però chiaro. La polifonia complessa non era più giudicata accettabile dal Concilio.

  Spartito del Kyrie della Missa Papae Marcelli di Giovanni Pierluigi da Palestrina

La maestria musicale di Palestrina e la sua abilità nella scelta delle parole influì sul risultato di questa difficile situazione, nel comporre una messa polifonica in sei parti, la Missa Papae Marcelli, del 1555, per dimostrare che il contrappunto ovvero la polifonia è davvero compatibile con le dottrine della Controriforma. La Controriforma, nel considerare il capolavoro di Palestrina, approvò la polifonia, che da allora ebbe sempre un posto privilegiato accanto al canto gregoriano. Palestrina fu acclamato come Princeps Musicae in quanto salvatore della musica sacra. La musica di Palestrina diventerà il modello per le successive generazioni di compositori cattolici, ed è ancora considerata come un ideale di chiarezza polifonica.

  Un'interpretazione: la Controriforma e l'inizio della rivoluzione scientifica

Alcuni storici come James Burke hanno notato che alcune delle direttive della Controriforma ebbero conseguenze che ironicamente crearono sfide ancora più ardue all'autorità della Chiesa cattolica e alla sua visione del mondo.

Ciò accadde con l'iniziativa di rendere la Chiesa cattolica più attraente per la gente comune. Oltre a tentare di migliorare l'istruzione del clero, le attitudini e le attività della Chiesa dovevano essere più affascinanti per i laici. Parte di queste ampie decorazioni che vi erano incluse avrebbero eventualmente incoraggiato lo stile artistico del barocco e varie feste ed eventi simili. Il bisogno di far sì che questi eventi fossero seguiti da vicino attraverso le diocesi sollevò il problema dell'accuratezza di un calendario. Nel XVI secolo il calendario giuliano aveva perso il passo quasi di dieci giorni con le stagioni e i corpi celesti. Tra gli astronomi a cui fu chiesto di lavorare al problema di come il calendario potesse essere riformato c'era Niccolò Copernico, un canonico di Frombork in Polonia. Nella dedica al De revolutionibus orbium coelestium (1543), Copernico menzionò la riforma del calendario proposta dal Concilio Lateranense V (1512-1517). Come egli spiega, una giusta misurazione della lunghezza dell'anno era un necessario fondamento per la riforma del calendario. Implicitamente, la sua opera che sostituiva il sistema tolemaico con il modello eliocentrico fu stimolata in parte dal bisogno di una riforma del calendario. Un reale calendario nuovo doveva attendere però sino al calendario gregoriano del 1582.

Al tempo della sua pubblicazione, il De revolutionibus passò con commenti relativamente esigui nella Chiesa cattolica stessa che lo considerò un problema di interesse esclusivamente scientifico. Tuttavia, il fatto che il movimento della Terra contraddicesse direttamente i passi letterali della Bibbia e la filosofia di Aristotele divenne alla fine un inevitabile problema. Questo avvenne quando studiosi come Galileo Galilei cominciarono ad accumulare indizi che sostenevano l'eliocentrismo o almeno minavano Tolomeo. Questo esame della teoria copernicana fu un fattore che diede inizio alla rivoluzione scientifica che avrebbe alla fine sfidato la Chiesa in maniera più profonda rispetto a quanto gli oppositori protestanti avessero fatto sino ad allora.

  Maggiori figure

  Note

  1. ^ come afferma tra gli altri G. Battelli nella voce Controriforma del Dizionario di Storiografia online

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