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Definición y significado de Kirghizistan

Definición

definición de Kirghizistan (Wikipedia)

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Kirghizistan

                   
Kirghizistan
Kirghizistan – Bandiera Kirghizistan - Stemma
(dettagli)
Kirghizistan - Localizzazione
Dati amministrativi
Nome completo Repubblica del Kirghizistan
Nome ufficiale Кыргыз Республикасы
Kyrgyz Riespublikasy
Lingue ufficiali kirghizo, russo
Capitale Biškek  (820.000 ab. / 2009)
Politica
Forma di governo Governo Repubblicano
Presidente Almazbek Atambayev
Indipendenza Dall'URSS,
31 agosto 1991 (dichiarata),
25 dicembre 1991 (riconosciuta)
Ingresso nell'ONU Dal 2 marzo 1992
Superficie
Totale 199.945 km² (85º)
 % delle acque 3,8 %
Popolazione
Totale 5.362.800 ab. (2009) (112º)
Densità 28 ab./km²
Geografia
Continente Asia
Fuso orario UTC +6
Economia
Valuta Som kirghizo
PIL (PPA) 11.580 milioni di $  (136º)
PIL pro capite (PPA) 2.184 $  (2008)  (140º)
ISU (2007) 0,710 (medio) (120º)
Varie
TLD .kg
Prefisso tel. +996
Sigla autom. KS
Inno nazionale
Festa nazionale 31 agosto
{{{nome}}} - Mappa
Evoluzione storica
Stato precedente bandiera RSS Kirghiza
(bandiera URSS)
 

Il Kirghizistan (kirg. Кыргызстан) è uno Stato indipendente dell'Asia centrale. Confina con Cina, Kazakistan, Tagikistan e Uzbekistan; non ha sbocco al mare.

Dal 1936, con il nome di Repubblica Socialista Sovietica Chirghisa, fu una Repubblica federata dell'Unione Sovietica fino al 1991, anno in cui divenne indipendente dall'Unione Sovietica, dal 1992 è membro delle Nazioni Unite. La superficie è poco meno di 200.000 km², la popolazione ammonta a 4.753.000 abitanti.

Prende il nome dal popolo dei Chirghisi. La capitale è Biškek, chiamata Frunze durante il periodo sovietico, poiché è la città natale di un generale dell'Armata rossa, Mikhail Vasilievič Frunze.

Indice

  Storia

  Storia antica

I primi abitanti del Kirghizistan furono il popolo degli Sciti, che vi si stabilirono dal VI al V secolo a.C. Successivamente la zona sudorientale fu parte dell'Impero persiano achemenide, più precisamente della Satrapia della Sogdiana, che aveva come fulcro e capoluogo la città uzbeka di Samarcanda. La Sogdiana fu espugnata nel 327 a.C., quando anche la zona dell'odierno Kirghizistan cadde in gran parte sotto l'influenza del Regno di Macedonia dell'Imperatore Alessandro Magno. Dunque passò al dominio della dinastia seleucide sino a che l'avvento dei Parti non pose fine completa all'età ellenica in queste zone. I Sogdiani, indigeni sciti della zona, noti per la loro tolleranza verso le religioni altrui. Il Buddismo, il Manicheismo, i Nestoriani e i seguaci di Zoroastro avevano significative quantità di adepti e rimasero fra i principali attori del commercio sulla Via della Seta fino alle invasioni dei musulmani nell'VIII secolo.

  Storia medioevale e età moderna

Un passo importante nella storia kirghiza fu l'avvento dei Turchi, nel IV secolo, che diedero il nome ai Kirghizi (da "kyrgyz", "rosso"), e nell'VIII, quando sopraggiunsero gli Arabi, e nell'840, quando arrivarono gli Uiguri. Di conseguenza i popoli Kirghizi fin dall'età medievale furono incrocio di culture, religioni, tradizioni ed etnie differenti.

Nel 1207 la terra fu conquistata dall'Impero Mongolo di Gengis Khan, per essere parte del Khanato Chagatai. Nel 1510 per il popolo kirghizo arrivò la libertà, ma provvisoria, poiché furono frequenti le invasioni di Calmucchi, Manciù e Uzbeki. Questo periodo di forte instabilità durò per tre secoli, sino all'Ottocento, quando il Kirghizistan entrò anche formalmente ad essere parte dell'uzbeko Khanato di Kokand.

  Età contemporanea

Il Khanato fu occupato dunque, nel 1876 dall'Impero Russo; iniziò così il lungo periodo egemonico russo sul Kirghizistan. I Kirghisi fecero parecchie insurrezioni, che durarono molto tempo, e molti emigrarono in Afghanistan, insofferenti al potere russo, o in Cina. La più forte ribellione avvenne nel 1916, repressa nel sangue.

L'oppressione russa dunque continuò, e fu nel 1918 che iniziò l'era dei Soviet. Per il Kirghizistan iniziò un'età di scolarizzazione e alfabetizzazione di massa, e di forte industrializzazione connessa all'urbanizzazione del territorio, arido e selvaggio. Ciò continuò per tutto il Novecento, nonostante la forte repressione di movimenti contrari al regime, ma nacquero dei movimenti culturali clandestini. Contemporaneamente, iniziò un periodo di conflitto etnico con la minoranza uzbeka dell'oblast di Osh.

  Dal 1990 al 2010

I conflitti etnici non si fermarono nemmeno con l'indipendenza del Paese, nel 1990, in seguito allo scioglimento dell'URSS: nonostante la formale indipendenza, dal punto di vista economico vi era infatti ancora una stretta connessione con il governo di Mosca[1]. Venne eletto come primo Presidente Askar Akayev, che nel 1991 annunciò le dimissioni dal Partito Comunista dell'Unione Sovietica, e il 31 agosto 1991 l'indipendenza diventò completa. Scandali politici di corruzione colpirono il Paese nel 1993, e Akayev cambiò il governo, ma rimase Presidente, prolungando la durata della sua carica con un referendum ove ricevette il 96,2% dei voti positivi. Akayev formò un nuovo Parlamento nel 1995 e rimase al potere sino al 2005, quando dopo elezioni considerate non trasparenti anche dall'OSCE (la CSI ebbe opinione contraria) si dovette dimettere in seguito alle violente proteste contro il suo potere, considerato un regime corrotto e autoritario. Questa fu la cosiddetta Rivoluzione dei Tulipani.

Fu eletto nel luglio dello stesso anno Kurmanbek Bakiyev con l'89% dei voti, con la speranza di un cambiamento per il Paese. Ma, per gli oppositori, la speranza fu vana: secondo i giudizi su di lui negativi egli non avrebbe mantenuto le promesse di dare più potere al Parlamento, di non limitare la libertà di manifestazione del pensiero e di opposizione, di estirpare la corruzione e di risolvere i problemi economici. Bakiyev fu rieletto nel 2009 col 76,12% dei voti. Le elezioni non furono considerate trasparenti dall'OSCE, che le considerò macchiate da brogli, nonché circondate da un contesto tutto favorevole al presidente Bakiyev, con un'informazione totalmente controllata a suo favore.

Gli oppositori considerarono dunque Bakiyev alla stregua di un semi-dittatore, e ciò portò a continue proteste, che arrivarono al culmine nell'aprile del 2010. Il 6 aprile grandi folle di oppositori si riversarono nelle strade, per chiedere le dimissioni del Presidente. Le proteste si fecero sempre più violente (almeno 75 furono i morti), e fu ucciso il Ministro dell'Interno Moldomusa Kongatiyev. I manifestanti occuparono la sede dei servizi segreti, e infine, la tv di Stato. Una donna, Roza Otunbayeva, a capo degli oppositori, divenne Presidente del Kirghizistan con un colpo di stato, ad interim, con la promessa di nuove elezioni democratiche a fine anno, per riportare il Paese alla democrazia.

Ma le violenze non cessarono nemmeno dopo la fuga di Bakiyev in Kazakistan, e si aprirono su altri fronti. Nel giugno 2010, nella città di Osh, si arrivò, per l'instabilità anche politica del Paese, a un culmine di sanguinose violenze, che rischiano di far sfociare il tutto in un vero e proprio conflitto civile, violenze etniche tra kirghisi e minoranza uzbeka. Ora i profughi sono 200.000 con 191 decessi accertati, ma la Otumbayeva ha dichiarato che probabilmente i morti sono almeno 2.000, e ha chiesto l'aiuto russo e internazionale. Il 3 luglio 2010 Roza Otunbayeva ha giurato come Presidente della Repubblica e anche come Capo di governo con un mandato ridotto che durerà fino al 2012.

  Geografia

Il Kirghizistan ha una superficie di circa 198.500 km² (circa due terzi dell'Italia) di cui il 94% montuoso. L'altitudine media del paese è di 2750 m s.l.m.. Circa il 40% della regione kirghisa supera i 3000 m e per tre quarti è coperta da nevi e ghiacci perenni.

La caratteristica morfologica principale è la catena del Tien Shan nella parte sud-orientale del paese. Le sue cime, il suggestivo gruppo del Kokshal-Tau, formano uno splendido confine naturale con la Cina che culmina nel Pik Pobedy (7439 m), il punto più alto del Kirghizistan nonché la seconda vetta della ex Unione Sovietica. La catena del Fergana, che taglia il paese a metà, e gli Alay del Pamir a sud formano una sorta di tenaglia intorno alla valle di Fergana.

In una grande insenatura al margine del Tien Shan si trova il lago Ysykköl, profondo quasi 700 m, che non ghiaccia mai. Uno dei gioielli del patrimonio lacustre kirghiso è il piccolissimo Songköl, che si apre in una rientranza più piccola a sud-ovest. Le uniche zone di pianura di una certa rilevanza sono le valli del Chui e di Talas, adiacenti al Kazakistan. I fiumi principali sono il Naryn, che percorre quasi l'intera lunghezza del paese fino a confluire nel Syr-Darya nella valle di Fergana, e il Chui che scorre lungo il confine col Kazakistan. I fiumi Ak Shyrak, Inylchek e Sary Jaz, dal montagnoso sud-est del paese confluiscono nel bacino del Tarim, in Cina. Il Kyzyl-Suu, nell'estremo sud della repubblica, è l'unico corso d'acqua che alimenta le acque dell'Amu-Darya.

Ogni anno il Kirghizistan offre rifugio a migliaia di uccelli migratori, tra cui rare specie di gru e oche selvatiche. Si ritiene inoltre che il paese ospiti la seconda più nutrita popolazione al mondo di leopardo delle nevi, sebbene il numero degli esemplari stia rapidamente diminuendo. I laghi Issyk-Kul e Saryčelek sono riserve della biosfera dell'UNESCO.

  Scorcio delle montagne Alatau

  Tutela dell'ambiente

L'uranio destinato alla macchina militare nucleare sovietica veniva estratto in Kirghizistan (che per questo si era guadagnato il titolo di «fortezza atomica del Tian Shan») e almeno 50 siti minerari abbandonati nel solo Kirghizistan potrebbero diffondere scorie radioattive instabili o contaminare le falde acquifere circostanti.

Nel 1998 quasi due tonnellate di cianuro di sodio destinate alla miniera d'oro kirghisa di Kumtor si sono incidentalmente riversate nel fiume Barskoön e, di conseguenza, nelle acque dell'Issyk-Kul.

I fiumi del Kirghizistan offrono un vasto potenziale nel settore dell'energia idroelettrica, sebbene oggi coprano soltanto il 25% del fabbisogno nazionale, e l'espansione degli impianti già esistenti, così come la creazione di nuove centrali, non mancheranno di far emergere importanti questioni ambientali. Le riserve kirghise di acqua dolce, intrappolate sotto forma di ghiacciai, restano oggi la più grande risorsa naturale del paese.

  Geografia politica

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Suddivisioni del Kirghizistan.

Il Kirghizistan è diviso in sette province (oblast) e due città indipendenti (shaar); le province sono a loro volta suddivise in distretti.

  Enclave ed exclave

Il Kirghizistan ha un'exclave, il minuscolo villaggio di Barak (627 abitanti) nella valle di Fergana, in Uzbekistan situato tra Andijan e il confine kirghiso.

Viceversa sono presenti quattro enclave usbeche all'interno del territorio chirghiso: l'enclave di Sokh (popolata quasi interamente da tagiki) e quella di Shohimardon (a maggioranza usbeca con circa il 10 % di kirghizi). Le restanti due enclavi sono due piccolissimi territori: Chong-Kara (altresì chiamato Kalacha), sul fiume Sokh al confine con l'Uzbekistan e Jangail.

Sono presenti anche due enclave appartenenti al Tagikistan: Vorukh (poco più di 100 km², con una popolazione stimata tra i 23.000 e i 29.000 abitanti quasi esclusivamente tagiki distribuiti in 17 villaggi), 45 chilometri a sud di Isfara sulla riva destra del fiume Karafshin e un piccolo insediamento nei pressi della stazione ferroviaria chirghisa di Kairagach.

  Popolazione

  Una famiglia che vive in una yurta.

Il paese ha una popolazione complessiva di 4.965.081 abitanti, con una densità media di 25 abitanti per km² (2004). Il 34% vive in centri urbani; le zone più popolate sono la valle di Fergana, nella parte sudoccidentale del paese, e la valle del fiume Ču, nel nord.

  Gruppi etnici

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Chirghisi.

I kirghisi costituiscono il 65% della popolazione, per il resto formata da russi (22%), che vivono principalmente nella capitale e in altri centri industriali e sono la minoranza più numerosa, uzbeki (13%), concentrati perlopiù nella valle di Fergana, ucraini, tatari e tedeschi. Le tensioni fra uzbeki e kirghizi per la distribuzione di terre e case sfociò, nel 1990, in violenti scontri che causarono la morte di oltre 200 persone, nonché nel 2010, ufficialmente 191, ma almeno 2000 secondo la presidentessa ad interim Roza Otunbaieva.

  Lingua

Il Kirghizistan è una delle due ex repubbliche sovietiche dell'Asia Centrale (assieme al Kazakistan) ad aver mantenuto il russo come lingua ufficiale dopo l'indipendenza, affiancandogli il chirghiso - appartenente al gruppo delle lingue turche - e rendendo il Kirghizistan un paese bilingue. Questa decisione fu un chiaro segnale di benvenuto nel nuovo paese indipendente per i russi etnici residenti, uno sforzo per ridurre l'inevitabile fuga di cervelli.
Il chirghiso appartiene al gruppo delle lingue turche e fino al XX secolo venne scritto in alfabeto arabo. Nel 1928 si passò all'alfabeto latino che ebbe vita breve: nel 1941 venne rimpiazzato dal cirillico.

In generale, la popolazione in tutto il paese capisce e parla il russo, eccetto in alcune aree remote di montagna; il russo è la lingua madre della maggior parte degli abitanti di Biškek, e la maggior parte degli affari economici e politici sono condotti in questa lingua. Fino a poco tempo fa, il chirghiso era una lingua da parlare in ambito familiare e veniva usato raramente durante meeting o altri eventi. Tuttavia oggi la maggior parte degli incontri parlamentari sono condotti in chirghiso, con traduzione simultanea per chi non conosce questa lingua.

A grande linee si può affermare che il russo è predominante nel nord e nel nord est, il chirghiso nel sud est e l'uzbeko a sud, sud ovest e nelle zone di e Žalalabad).

  Cultura

Come tutti i paesi orientali, il Kirghizistan è famoso per i suoi costumi e per le sue tradizioni, in particolar modo per la sua ospitalità. Tradizionalmente i kirghizi sono sempre stati un popolo nomade, e ciò ne ha influenzato l'alimentazione, l'abbigliamento, i costumi. Questo stile di vita viene trasmesso da una generazione ad un’altra.

La cultura del Kirghizistan è costituita dalle conzone e dal ballo nazionale.

  Religione

La religione ufficiale è la musulmana sunnita; sono presenti minoranze cristiane.

  Letteratura

  Piazza Ala Too Square, la piazza principale di Biškek

Il capolavoro della letteratura popolare kirghiza è l'epica del Manas, nome di un leggendario condottiero kirghiso che guida il suo popolo nelle guerre contro i mongoli calmucchi. L'opera ebbe per secoli una tradizione essenzialmente orale, in alcune versioni raggiunge i 400.000 versi e, fatto più sorprendente, ha continuato a venire recitata, mimata e ampliata da aedi specializzati (detti "akyn") almeno da cinque secoli a questa parte, venendo parzialmente trascritta e studiata solo a partire dal XIX secolo.

Nell' '800 abbiamo anche akyn che compongono o raccolgono e cantano saghe di tono filosofico o politico (anti-zarista) come ad es. Toktogul Satylganov, Barpy Alikulov, Togolok Moldo, tutti personaggi che godettero di grande popolarità e in generale cominciarono a trascrivere le proprie composizioni solo dopo la Rivoluzione d'Ottobre.

Una letteratura kirghiza colta si sviluppa soprattutto a partire dall'era sovietica allorché la lingua adottò l'alfabeto cirillico: negli anni Trenta vengono introdotti il dramma e la novella su modelli europei, e si comincia a tradurre molto dal francese e dal russo; diversi scrittori si esprimono in russo o sono comunque bilingui. A livello estetico e tematico, la letteratura kirgiza di epoca sovietica si sintonizza ampiamente con i dettami del "realismo socialista" e l'estetica delle "forme nazionali" dell'arte. Tra gli autori emerge soprattutto Čyngyz Ajtmatov, già ministro del governo Gorbachov e ambasciatore della Kirghizia a Bruxelles, che si afferma anche sul piano internazionale con il racconto Jamila e con i romanzi Il battello bianco e Patibolo (il quale ultimo, riprende un po' il tema de Il maestro e Margherita di Bulgakov). Con la recentemente riacquistata indipendenza, dopo la caduta dell'URSS, si sono messe in moto altre complesse dinamiche di distanziamento dalla cultura russa e di contemporaneo rinsaldamento del legame con la tradizione islamica da un lato, e con il patrimonio folklorico-culturale panturco dall'altro.

Da ricordare infine che esistono nel paese altre tradizioni letterarie (russa, uzbeka) legate alle due minoranze più importanti.

  Arte

  Economia

  Il Museo Storico Nazionale della capitale

Durante il periodo sovietico l'economia del paese, basata tradizionalmente sull'agricoltura, ricevette forte impulso nel settore industriale, che attualmente occupa il 12% della forza lavoro e fornisce il 26,2% del PIL. Il settore più redditizio è quello estrattivo, favorito dalla presenza di vasti giacimenti di carbone, oro, antimonio e uranio, mentre l'industria manifatturiera è ancora limitata alla lavorazione di prodotti agricoli, come lana, carne e pelli. Nel 2002 il prodotto interno lordo del paese ammontava a 1.603 milioni di dollari USA, pari a 320 dollari pro capite.

Nonostante la scoperta di alcuni giacimenti di gas naturale e petrolio nella valle di Fergana, il paese è tuttora dipendente dall'importazione di combustibili. I fiumi Naryn e Ču sono impiegati, sebbene non ancora al massimo del loro potenziale, per la produzione di energia idroelettrica.

L'agricoltura occupa il 52% della forza lavoro e, insieme all'allevamento di cavalli, pecore e bovini, costituisce una voce importante per l'economia della nazione (38,6% del PIL nel 2002). Gli estesi sistemi d'irrigazione permettono la coltivazione di cotone, cereali, riso, ortaggi, frutta, tabacco e barbabietole da zucchero.

Il paese, uno dei primi fra le ex repubbliche sovietiche dell'Asia centrale a intraprendere programmi di riforma, dopo l'indipendenza ha vissuto un periodo di stagnazione economica. Il PIL è sceso di circa il 25% nel 1992, con un calo proporzionalmente anche più ingente nella produzione di carbone e di gas. Il governo ha così ripiegato sulla definizione di piani produttivi di stile sovietico per far fronte alla crisi nel settore energetico. Le conflittualità etniche hanno rallentato la privatizzazione delle terre, ma un compromesso legislativo sulla loro distribuzione è stato comunque raggiunto.

È stata inoltre introdotta una riforma monetaria nell'ambito della quale la banca centrale è stata resa indipendente dal controllo parlamentare e governativo, e ciò ha permesso al Kirghizistan di diventare la prima delle ex repubbliche sovietiche a coniare, nel 1993, una propria moneta (il Som kirghizo), violando però le regole stabilite dalla CSI e incontrando l'opposizione da parte di numerosi stati vicini. Nel gennaio del 1994 il paese ha formato con il Kazakistan e l'Uzbekistan un'area di libero scambio commerciale.

  Trasporti

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Trasporti in Kirghizistan.

  Politica

Stato federato all'(URSS) dal 1936, il Kirghizistan è diventato indipendente il 31 agosto 1991. In base alla costituzione promulgata nel 1993 e successivamente emendata nel 1994 e nel 1996, il paese è una repubblica di tipo presidenziale. Il presidente possiede amplissimi poteri, tra cui quello di nominare e revocare il primo ministro e i membri del governo e quello di emanare leggi direttamente. L'esercizio del potere legislativo spetta, oltre che al Presidente e in base agli emendamenti costituzionali del 1994, a un parlamento bicamerale (Jogorku Kenesh) – formato dall'assemblea legislativa (camera alta composta da 35 membri esimi) e dall'Assemblea dei rappresentanti (camera bassa composta da 70 membri), che restano in carica per cinque anni.

Il Kirghizistan è membro della Comunità degli Stati Indipendenti dal 1991.

Il Paese è stato a lungo dominato dalla figura carismatica di Askar Akayev, il quale nel 2005 ha dovuto cedere il potere al leader dell'opposizione Kurmanbek Bakiyev in seguito alle violente proteste di piazza (cd. rivoluzione dei tulipani). Tuttavia, in base agli accordi raggiunti tra i due leader, Akayev ha ottenuto una nuova carica vitalizia ufficiale, quella di "Primo Presidente dei Kirghizi". Il nuovo presidente eletto Bakiev si era guadagnato la fiducia del popolo promettendo una riforma radicale dello stato: maggior democrazia, sviluppo economico, lotta alla corruzione. Di fatto le cose sono andate molto diversamente: Bakiev ha modificato più volte la costituzione accrescendo i propri poteri, ha chiuso le sedi di alcuni giornali non graditi ed ha fatto arrestare alcuni esponenti politici dell'opposizione; nel 2007 ha represso con violenza le proteste dell'opposizione, che lo accusava di corruzione e di aver ignorato le sue promesse del 2005. Per ultimo pare che la sua rielezione nel 2008 sia stata ottenuta con brogli elettorali. [2]. Bakiyev ha inoltre avuto una progressiva sfiducia da parte della Russia di Putin per non aver fatto rimuovere come invece aveva detto, una base aerea americana a Manas nel territorio del Kirghizistan.

Nel marzo 2010 la leader dell'opposizione si recava a Mosca per chiedere appoggio al governo russo. Dopo averlo ottenuto è scoppiata una progressiva rivolta nella capitale. Il 7 aprile 2010 l'opposizione ha indetto una grande manifestazione di piazza aizzando il malcontento popolare. Violenti scontri di piazza nella capitale hanno portato alla fuga del presidente Bakiyev e all'autoproclamazione di un nuovo governo ad interim della leader dell'opposizione Roza Otunbaieva. Il nuovo governo ha chiesto immediatamente aiuti umanitari alla Russia e il premier Putin ha subito accordato il suo appoggio al nuovo governo. L'ex presidente Bakiyev rifugiatosi nella città di Osh rifiuta di riconoscere il nuovo governo, dichiarando che il suo governo è l'unico legittimato da una elezione democratica. [3]. Bakiyev successivamente sarà costretto all'esilio in Bielorussia, ma nella città di Osh nascerà un vero e proprio conflitto civile a sfondo etnico, che causerà da 191 vittime a dieci volte tanto questo numero[4].

  Bibliografia

  • A. Bombaci, La letteratura turca, Sansoni-Accademia, Firenze-Milano 1969
  • G. Scarcia, Storia della letteratura turca, Fratelli Fabbri, Milano 1971
  • AA.VV., Imperi delle steppe. Da Attila a Ungern Khan, prefazione di F. Cardini, centro studi "Vox Populi", Pergine 2008
  • Manas. L'epopea del popolo della steppa, a cura di A. Alberti e B. Nasserdinova, Oscar Mondadori, Milano 1997
  • C. Aitmatov, La melodia della terra, Marcos y Marcos, Milano 2006 (tr. it. del racconto Jamila)
  • C. Aitmatov, Il battello bianco, Marcos y Marcos, Milano 2007

  Note

  1. ^ Islam, Muhammad, "Soviet Kyrgyzstan Gorbachev Reforms and Republican Leadership", in Journal of South Asian & Middle Eastern Studies, 32, no. 2 (Winter2009 2009): 38-59.
  2. ^ Articolo su ANSA.it
  3. ^ Articolo su La Repubblica
  4. ^ Articolo su Il Corriere della Sera

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