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Wikipedia
Venezuela | |||||||
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Dati amministrativi | |||||||
Nome completo | Repubblica Bolivariana del Venezuela | ||||||
Nome ufficiale | República Bolivariana de Venezuela | ||||||
Lingue ufficiali | Spagnolo | ||||||
Altre lingue | italiano | ||||||
Capitale | Caracas (5.329.355 ab.) | ||||||
Politica | |||||||
Forma di governo | Repubblica presidenziale | ||||||
Presidente | Hugo Chávez | ||||||
Indipendenza | Dalla Spagna 5 luglio 1811 |
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Ingresso nell'ONU | 15 novembre 1945 1 | ||||||
Superficie | |||||||
Totale | 916.445 km² (33º) | ||||||
% delle acque | 0,3 % | ||||||
Popolazione | |||||||
Totale | 28.384.132[1] ab. (stima 2006) (43º) | ||||||
Densità | 27 ab./km² | ||||||
Geografia | |||||||
Continente | America del Sud | ||||||
Fuso orario | UTC -4:30 | ||||||
Economia | |||||||
Valuta | Bolívar fuerte (VEF) | ||||||
PIL (PPA) | 201.674 milioni di $ (2006) (48º) | ||||||
PIL pro capite (PPA) | 12.166 $ (2007) (63º) | ||||||
ISU (2011) | 0,735 (alto)[2] (73º) | ||||||
Varie | |||||||
TLD | .ve | ||||||
Prefisso tel. | +58 | ||||||
Sigla autom. | YV | ||||||
Inno nazionale | Gloria al Bravo Pueblo | ||||||
Festa nazionale | 5 luglio | ||||||
1 è uno dei 51 Stati che nel 1945 diedero vita all'ONU. È inoltre membro dell'ACS, del Patto delle Ande (1973), dell'Organizzazione degli Stati Americani, dell'OPEC (1960) e del Gruppo di Rio (1986). 2 il Presidente Chávez ha annunciato che il fuso orario del Paese verrà modificato per spostare l'ora ufficiale avanti di mezz'ora a partire dal 1 gennaio 2008. |
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Evoluzione storica | |||||||
Stato precedente | Grande Colombia | ||||||
Il Venezuela (nome ufficiale in spagnolo: República Bolivariana de Venezuela, in italiano: Repubblica Bolivariana di Venezuela) è una repubblica federale e democratica situata nel nord dell'America Meridionale. Fa parte dell'America Latina o Latinoamerica. Fu il primo Stato latinoamericano ad emanciparsi dalla Corona spagnola e proclamare la propria indipendenza il 5 luglio 1811. Ha per capitale Caracas.
Il Paese, oggi strutturato in 23 Stati e un distretto federale (attualmente definito Distrito Capital), è delimitato a nord dal Mar dei Caraibi (che a sua volta comprende la frontiera marittima con la Repubblica Dominicana, Aruba, Antille Olandesi, Porto Rico, Isole Vergini, Martinica, Guadalupa e Trinidad e Tobago), a est confina con la Guyana, a sud e a sud-est con il Brasile, a ovest e a sud-ovest con la Colombia. Il Venezuela si estende su una superficie terrestre totale di 916.445 km², comprensiva della parte continentale, dell'isola di Margarita e delle Dipendenze federali venezuelane. Il punto più settentrionale del suo territorio è rappresentato dall'isola di Aves. Il Paese esercita la sovranità su 860.000 km² di superficie marina sotto il concetto Zona economica esclusiva. Il Venezuela ha anche una storica controversia territoriale con la Guyana su una superficie di circa 159.500 chilometri quadrati compresi nella Guayana Esequiba situata lungo il confine orientale, designata come Zona en Reclamación.
Il territorio facente attualmente parte del Venezuela fu abitato da alcuni gruppi tribali amerindi fra cui i caribe. Fu scoperto da Cristoforo Colombo, al servizio di Isabella I di Castiglia e Ferdinando II d'Aragona, nel 1498. Da questo periodo inizia la colonizzazione da parte della Spagna e il processo di mescolanza etnica e culturale. Dopo la proclamazione dell'indipendenza e per buona parte dell'Ottocento e della prima metà del Novecento, a causa dell'instabilità interna e di una serie di lotte civili, il Venezuela non riuscì ad avere uno sviluppo economico soddisfacente. Fu solo a partire dalla seconda metà degli anni quaranta del Novecento, con la massiccia immigrazione europea (tra cui molti Italiani) e lo sfruttamento intensivo delle proprie risorse minerarie (e in particolare del petrolio) che iniziò rapidamente a modernizzarsi, sperimentando una forte crescita economica. Sul finire degli anni cinquanta del XX secolo, all'indomani della caduta del dittatore Marcos Pérez Jiménez (1958) si impose nel paese un sistema di governo democratico, in vigore fino ai nostri giorni.
Il Venezuela è ancor oggi considerato un paese in via di sviluppo con un'economia basata principalmente sulle operazioni di estrazione, raffinazione e commercializzazione del petrolio e di altre risorse minerarie. L'agricoltura riveste ormai una scarsa importanza mentre l'industria ha avuto negli ultimi decenni uno sviluppo diseguale (in gran parte è ancora un'industria di assemblaggio e montaggio).
È considerato come uno dei 17 paesi con la maggiore diversità ecologica nel mondo, con una geografia variegata che combina regioni tropicali, climi desertici, giungle, ampie pianure e ambienti andini. In questo Stato si trova la più grande area protetta dell'America Latina (nota come: Zone soggette a regime di amministrazione speciale), che copre circa il 63% del territorio nazionale.[3]
La sua popolazione conta circa 28 milioni di abitanti (2008)[4] in gran parte meticci nati dall'incrocio delle etnie indigene sia con bianchi di origine generalmente ispanica che con creoli e africani. Sono presenti nel Paese anche molti europei (spagnoli, italiani e portoghesi in particolare) e loro discendenti, mentre gli indigeni allo stato puro e gli asiatici rappresentano una parte trascurabile della popolazione. La multietnicità del Venezuela ha fortemente influenzato sia la sua vita sociale e culturale che l'arte.
L'attuale capo dello stato è Hugo Rafael Chávez Frías.
La lingua ufficiale è lo spagnolo.
Indice |
Il 30 maggio 1498, nel corso del terzo viaggio di Cristoforo Colombo, una flotta di sei imbarcazioni, al comando dell'ammiraglio genovese raggiunse le coste dell'attuale Venezuela. Il 1º agosto, tre velieri toccarono le coste del Venezuela nei pressi dell'isola di Trinidad. Entrarono nel Golfo di Paria, sulla foce del Serpente o Dragon's Mouth. Senza saperlo, Cristoforo Colombo era giunto in Sud America. L'esploratore la battezzò con il nome di Tierra de Gracia.
Il nome Venezuela è stata storicamente attribuito al navigatore italiano Amerigo Vespucci che navigò sulla costa settentrionale del Sud America insieme ad Alonso de Ojeda nel 1499, nel corso di una spedizione navale esplorativa che raggiunse la costa nord-occidentale del paese, ora nota come Golfo del Venezia. In quel viaggio, l'equipaggio osservò le costruzioni degli indigeni erette su palafitte di legno fuori delle acque. Tali costruzioni ricordarono a Vespucci la città di Venezia, in Italia, e lo ispirarono nell'attribuire il nome di Venezziola o Venezuola alla regione. Il termine che in italiano rinascimentale aveva il significato di piccola Venezia, si trasformò successivamente in spagnolo in Venezuela.
Altre versioni, storicamente meno accreditate, affermano che il nome Venezuela sia di origine indigena e non un diminutivo di Venezia. Tuttavia la prima versione rimane la più ampiamente accettata come spiegazione sull'origine del nome del paese.
Per approfondire, vedi la voce Storia del Venezuela. |
Cristoforo Colombo scoprì la regione nel 1498. L'anno successivo, come già si è avuto modo di indicare, l'esploratore fiorentino Amerigo Vespucci, durante una spedizione lungo la costa nord-occidentale dell'attuale golfo del Venezuela, diede il nome di Venezuela all'intero territorio. La Spagna inglobò il Venezuela nel suo vasto impero americano nel corso del XVI secolo, anche se l'esplorazione del paese poté dirsi compiuta solo nei primi decenni dell'Ottocento. Il nome deriva da "pequeña Vencía" ovvero "piccola Venezia" perché con tutte le palafitte sull'acqua gli ricordava la città italiana, Venezia con il tempo però "pequeña Venecia" abbreviò con "Venezuela". Pochi spagnoli vi si trapiantarono per via del clima subtropicale, preferendo generalmente vivere nelle montagne andine degli attuali stati del Táchira, Mérida e Trujillo. La piccola comunità di discendenza spagnola ed europea dopo alcuni secoli si rese indipendente dalla Spagna. A guidare il movimento di affrancamento della colonia dalla madre-patria fu Simon Bolivar. La nuova Repubblica del Venezuela fu subito preda di "caudillos" che la dominarono in forma dittatoriale, assogentandola a frequenti colpi di stato e rivoluzioni locali. Tale situazione si protrasse per buona parte del Novecento, allorché il paese fu governato prima da Cipriano Castro (1899-1908) poi, per quasi trent'anni, da Juan Vicente Gómez (1908-1935). E fu proprio durante il regime di quest'ultimo, nel corso degli anni venti del Novecento, che la scoperta di ingenti giacimenti di petrolio mutò radicalmente la situazione economica e politica del Venezuela. Nel 1928 il paese era già divenuto il secondo produttore mondiale di tale materia prima. Tuttavia fu solo negli anni quaranta del Novecento con il vertiginoso aumento del prezzo dell'oro nero che il petrolio si tradusse in una fonte ingente di entrate per il Paese.
Verso la metà degli anni trenta, Eleazar López Contreras succedette a Gómez come presidente del Venezuela. Costui ristabilì alcune libertà democratiche, promulgando nel 1936 una costituzione di ispirazione liberal-moderata che però limitava in vario modo l'azione delle organizzazioni e dei partiti di sinistra.
Nel 1941 López Contreras venne sostituito dal generale Isaías Medina Angarita, che si alleò con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, dichiarò guerra all'Asse, rese operativa un'imposta sul reddito già elaborata dal suo predecessore, rese più moderno e funzionale il Codice civile, intraprese un'intensa lotta all'analfabetismo e pose le basi per una prima, timida normativa concernente la previdenza sociale. Tuttavia la politica riformista di Medina Angarita, forse giudicata troppo moderata, non riuscì a incontrare il favore delle masse che nel 1945 appoggiarono l'ascesa al potere del socialdemocratico Rómulo Betancourt.
Nel 1948 il presidente Rómulo Gallegos, eletto democraticamente nel '47, fu esiliato da un'alleanza di conservatori ed esercito, e al suo posto il potere fu assunto da una Giunta militare che sciolse il parlamento e instaurò una dittatura.
Negli anni cinquanta Marcos Pérez Jiménez, appartenente alla giunta militare ascesa al potere nel 1948, riunì su di sé tutti i poteri divenendo dittatore del Venezuela. Convinto che l'immigrazione europea potesse essere determinante per lo sviluppo del Paese, la favorì in ogni modo, permettendo l'ingresso di circa un milione di stranieri (tra di essi circa 300 mila italiani, che attualmente costituiscono la seconda più importante comunità straniera dopo quella spagnola).
Nel gennaio 1958 Pérez Jiménez venne deposto da una Giunta Militare capeggiata dal generale Wolfgang Larrazábal. Da tale data ebbe inizio l'attuale era democratica del Venezuela con una serie di presidenti, democraticamente eletti, che si sono succeduti alla guida del paese (Rómulo Betancourt, Rafael Caldera, Raúl Leoni, Jaime Lusinchi, Carlos Andrés Pérez) fino all'attuale Hugo Chávez.
L'attuale presidente Hugo Chávez è ricorso a elezioni e referendum per sostenere le riforme costituzionali di cui è stato promotore e le sue politiche di tipo rivoluzionario. Con l'approvazione della Costituzione Bolivariana avvenuta mediante referendum nel 1999, è stato introdotto il principio della revocabilità di tutti i mandati elettivi ad ogni livello dell'amministrazione, compresa la carica presidenziale, che può essere revocata attraverso referendum popolare alla metà del periodo di esercizio. Con la vittoria nel referendum costituzionale del febbraio 2009, le candidature per tutte le cariche elettive possono essere ripresentate nelle successive elezioni, senza limitazioni numeriche.
Nel 2002 è stato ordito un colpo di Stato contro Hugo Chávez, da parte di settori dell'imprenditoria, del sistema comunicativo, di alcuni militari e con il coinvolgimento di potenze straniere. Il colpo di Stato è fallito in seguito alla fedeltà costituzionale di importanti settori dell'esercito e alla mobilitazione popolare in suo sostegno che si è prodotta, riportando il presidente a Palacio de Miraflores, sede del governo. Numerosi premier sudamericani, tra cui Lula, Cristina Fernández, Rafael Correa, José Mujica, Fernando Lugo, Evo Morales, Fidel, Raúl Castro e Daniel Ortega riconoscono il suo costante e importante impegno nel rafforzare i rapporti tra i vari governi sudamericani e nel promuovere la scolarizzazione e l'assistenza medica nell'area.
Il Venezuela è situato nella parte più settentrionale dell'America Meridionale, si affaccia sul Mar dei Caraibi e nella parte più meridionale della costa, a sud del delta dell'Orinoco, sull'Oceano Atlantico.
Geograficamente possono distinguersi tre diverse aree:
Nella parte settentrionale del paese vi è una zona montuosa costituita da catene appartenenti al massiccio andino, proseguimenti della Cordigliera Orientale colombiana dai quali si dipartono due sistemi montuosi, la Sierra de Perijá che delimita il confine tra Colombia e Venezuela e la Cordigliera di Mérida che si insinua nel paese a sud e ad est del lago di Maracaibo e di cui il Pico de Bolivar (5007 m s.l.m.) rappresenta il punto più elevato. Tra i due sistemi montuosi si trova l'altopiano di Zulia. La Cordigliera di Mérida prosegue seguendo la linea della costa (e assumendo appunto il nome di Cordigliera della Costa) che in questo tratto è scoscesa e impervia, di fronte si trovano numerose isole, la più grande è la Isla de Margarita. Nel tratto più orientale, in corrispondenza del delta dell'Orinoco, la costa si fa bassa e paludosa.
La parte centrale del paese è caratterizzata da ampie pianure erbose chiamate Los llanos che coprono circa un terzo del territorio del paese. Si tratta di un'area con un'altitudine ridotta (inferiore ai 200 m s.l.m.) che durante la stagione delle piogge subisce ampi allagamenti da parte dei fiumi che l'attraversano.
La parte meridionale del paese, a sud del corso del fiume Orinoco, si trova su un altopiano chiamato massiccio della Guyana, da un punto di vista geologico è uno degli ambienti più antichi dell'intero continente.
La formazione più notevole di quest'area è l'altopiano chiamato Gran Sabana, nel corso dei millenni l'arenaria che lo compone è stata erosa e sono rimaste vallate e formazioni rocciose chiamate Tepuis caratterizzate da flora e fauna particolari, l'isolamento ha infatti permesso lo sviluppo di specie endemiche. In quest'area si trovano alcune fra le cascate più alte del mondo, come ad esempio il Salto Kukenam e il Salto Angel (979 m) che è una delle attrattive principali del Parco Nazionale di Canaima ed è stato incluso nella lista del patrimonio dell'Umanità da parte dell'UNESCO.
Il fiume principale del paese è l'Orinoco, lungo 2.574 km di cui circa 1.500 sono navigabili. Nasce al confine tra Venezuela e Brasile. Nel primo tratto del suo corso lo spartiacque è difficilmente definibile, il fiume si divide infatti in due rami uno dei quali, il canale Casiquiare, costituisce un collegamento naturale con il Rio delle Amazzoni, tramite il Rio Negro infatti un terzo circa delle acque dell'Orinoco confluisce nel Rio delle Amazzoni.
La maggior parte dei fiumi che nascono nella parte settentrionale del paese scorrono verso sud-est nel fiume Apure, un affluente dell'Orinoco, che attraversa la regione dei Llanos.
Un altro fiume degno di nota è il Río Caroní, caratterizzato da un corso molto rapido e sfruttato per la produzione di energia elettrica. Nasce negli altipiani della Guyana e sfocia nell'Orinoco nei pressi di Ciudad Guayana.
Nella parte nord-occidentale del paese si trova il lago di Maracaibo, il più grande lago dell'America meridionale, residuo di un antico golfo sul mar dei Caraibi.
Le isole sono Aves, Blanquilla, De Patos, La Orchila, La Sola, La Tortuga, Las Aves, Los Frailes, Los Hermanos, Los Monjes, Los Roques, Los Testigos, Margarita.
Il Venezuela ha un clima tropicale, generalmente contraddistinto da una stagione piovosa, (da maggio a ottobre) e una secca (da novembre ad aprile). Le precipitazioni sono molto variabili e vanno dai 300–400 mm (o ancor meno) di alcune zone della fascia costiera dello Stato Falcón agli oltre 2000 millimetri di alcune zone dell'Amazzonia venezuelana, a Sud del paese.
Il caldo è spesso mitigato dall'altitudine: Caracas, a quasi 1000 metri s.l.m., presenta temperature medie annue, pari a 27 °C circa, ma di 6-7 °C inferiori a Maracaibo, che invece si trova sul livello del mare. Nelle Ande venezuelane si registrano le medie minime: la città di Mérida, sita a oltre 1600 metri s.l.m., ha una temperatura media annua di circa 18-19 °C. Ci sono alcune vette delle Ande ricoperte da ghiacciai e nevi perenni.
Il Venezuela, dal primo dicembre 2010 si impegna a rispettare il Protocollo di Kyōto e gli accordi intrapresi dalle Nazioni Unite riguardo al clima e all'ambiente. Con questa decisione il Venezuela diventa uno dei primi paesi in via di sviluppo ad impegnarsi nel rispetto dell'ambiente.[5]
La popolazione è distribuita in forma molto poco omogenea sul territorio: circa l'85% degli abitanti si concentra nelle città settentrionali e ben il 73% vive a meno di 100 chilometri dalla costa. Al contrario, solo il 5% dei venezuelani vive nelle terre a sud del fiume Orinoco, che pure rappresentano quasi la metà della superficie del paese.
In Venezuela non sono state effettuate, almeno in età contemporanea, rilevazioni ufficiali di carattere razziale. Le stesse popolazioni indigene sono state censite esclusivamente sulla base delle rispettive lingue autoctone d'uso. Risulta pertanto quanto mai problematico addentrarsi in tale campo, lasciato all'iniziativa di una miriade di studiosi e di istituti di ricerca privati la cui affidabilità lascia molto spesso a desiderare.
Generalmente si ritiene comunque che circa i due terzi della popolazione venezuelana siano meticci o (più raramente) mulatti, nati dalla fusione secolare fra "bianchi" e "indios" (meticci) o fra "bianchi e "neri" (mulatti). Non manca il prodotto di incroci fra neri e indios (i cosiddetti zambos) e quello derivante, tempo addietro, da tutte e tre le razze che popolano il paese.[6]
La componente "bianca", piuttosto esigua in epoca coloniale e nel primo secolo di indipendenza, è stata potentemente rafforzata, a partire dagli anni quaranta del Novecento, con l'arrivo di circa 980.000 europei che per la maggior parte si stanziarono definitivamente nel paese andandosi ad aggiungere ad una popolazione che, secondo il censimento del 1941, era inferiore ai quattro milioni di abitanti. Secondo alcune rilevazioni di carattere non ufficiale (dati del 2005) il gruppo etnico bianco costituisce la quinta parte dell'intera popolazione[7] ed è formato soprattutto da immigrati e figli di immigrati di origine europea recente, oltre che da creoli di vecchia ascendenza ispanica.
I primi a immigrare in Venezuela furono, all'inizio degli anni quaranta del Novecento, alcune migliaia di esuli della Guerra civile spagnola, provenienti generalmente dalla Francia o da altri Paesi latinoamericani che li avevano inizialmente accolti. Seguirono gli italiani nel Secondo dopoguerra (a partire dal 1947 circa) insieme a un gran numero di iberici (di origine galiziana e portoghese soprattutto) e a un limitato numero di francesi, tedeschi, europei dell'est, ecc. Ancor oggi la presenza di comunità europee nel paese è, sia sotto il profilo demografico che economico, considerevole. Fra queste le principali sono la spagnola, l'italiana e la portoghese.
Gli indios rappresentano invece meno dell'1% sul totale della popolazione (178.000 circa secondo i dati del censimento del 2001). Va ancora una volta sottolineato che il termine di indio ha una valenza, nei rilevamenti statistici, culturale (linguistica in particolare), non razziale.
La popolazione nera allo stato puro o semipuro costituisce un gruppo razziale molto più numeroso di quello indio (10% secondo alcune rilevazioni di carattere non ufficiale del 2005[7]), concentrato per lo più nelle zone costiere (fra cui la regione di Barlovento nello Stato Miranda).
Censimento 1873 | Censimento 1891 | Censimento 1920 | Censimento 1941 | Censimento 1971 | Censimento 1981 | Censimento 1990 | Censimento 2001 | Stima 2006 | |
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Popolaz. residente | 1.784.194 | 2.323.527 | 2.362.985 | 3.850.771 | 10.721.522 | 14.516.735 | 18.105. 265 | 23.232.553 | 25.430.735 |
Per approfondire, vedi la voce Italo-venezuelani. |
Il Ministero degli affari esteri italiano calcola che, fra la fine della Seconda guerra mondiale e l'inizio degli anni settanta del Novecento, siano immigrati in Venezuela oltre 250.000 italiani[8], che, in massima parte, si installarono in forma permanente nel paese latinoamericano. Tale corrente migratoria, che raggiunse le sue punte più alte negli anni 1949 - 1960 (con oltre 220.000 emigrati[9]), diminuì drasticamente negli anni sessanta del Novecento, per convertirsi in un fenomeno assolutamente marginale nei decenni successivi (durante i quali si sono verificati anche dei periodi con saldi positivi a favore dell'Italia).
Secondo l'Ambasciata d'Italia a Caracas, sono poco meno di duecentomila (2005) gli italiani residenti nel paese, cui vanno aggiunti altri ottocentomila loro discendenti (considerando anche quelli di origini "miste"), o forse più. Questi ultimi, per la normativa locale, sono considerati venezuelani a tutti gli effetti essendo nati in Venezuela. A tale poderosa colonia, costituita da circa un milione di membri, vanno aggiunti anche alcuni italo-venezuelani di ascendenze italiche più lontane, come l'ex-presidente Jaime Lusinchi (di origine corso-italiana), che governò il paese negli anni ottanta del Novecento.
Le zone che hanno accolto il maggior numero di immigrati provenienti dall'Italia sono quelle centro-settentrionali e, in primo luogo, Caracas, la capitale (Distretto federale e parte dello Stato Miranda), che riuniva, agli inizi degli anni settanta, i due terzi dell'intera comunità (140.000 su 210.000 circa). Seguivano, nell'ordine, gli Stati Zulia (17.000 unità) e Aragua (13.000 unità). Collettività di una certa consistenza erano presenti anche negli Stati Bolívar (10.000), Lara (9.000) e Carabobo (8.500)[10].
Va segnalato che l'immigrazione italiana in Venezuela fu di carattere quasi esclusivamente urbano, non rurale (o misto, come in Argentina e Brasile) e coinvolse al 90% le regioni meridionali (mentre in Argentina vi fu un forte apporto anche di liguri, piemontesi e friulani e in Brasile di veneti). Attualmente molti oriundi italiani (fra cui prevalgono ormai quelli di seconda e terza generazione) occupano posizioni sociali ed economiche di primaria importanza in Venezuela.
La lingua ufficiale è lo spagnolo, che presenta numerose affinità con quello parlato nei Caraibi (Cuba, Santo Domingo, Porto Rico, ecc.) e alcune differenze con quello della madre-patria ispanica, soprattutto di carattere fonetico e lessicale. Va messo in evidenza che quanto più alto è il livello socio-culturale del parlante venezuelano tanto più tali differenze si riducono, mentre nel caso contrario si accentuano.
Per quanto riguarda la fonetica le differenze più salienti fra lo spagnolo-venezuelano e quello peninsulare sono quattro:
Le differenze lessicali possono venire sintetizzate nella seguente forma:
Va infine sottolineato che nella quasi totalità del Venezuela, la seconda persona plurale dei vari modi e tempi si è persa completamente. Il vosotros è stato sostituito dall'ustedes seguito dalla terza persona plurale. Solo nella città di Maracaibo, e zone limitrofe, si è conservato il vos (invece del vosotros dello spagnolo peninsulare), seguito dalla seconda persona plurale, però e utilizzato per la seconda persona del singolare(Vos Hacéis = Tu Haces = Tu Fai).
La nuova costituzione bolivariana di Venezuelana, voluta dal presidente Hugo Chávez (1999), protegge le lingue indigene (art.9) ribadendone la coufficialità con lo spagnolo nei propri territori di diffusione. Si tratta di oltre 30 idiomi autoctoni raggruppati in otto famiglie principali:
Fra le lingue non appartenenti ad alcuna famiglia segnaliamo, fra le altre, il pumé e il waraw.
Tali lingue sono parlate, in una situazione di monolinguismo, o di bilinguismo con lo spagnolo, da poco più di 170.000 venezuelani, nella quasi totalità appartenenti alle varie etnie di indios che popolano ancora alcune zone del paese.
Gli immigrati di prima e spesso, anche di seconda generazione, parlano, accanto allo spagnolo, le lingue dei paesi di origine. La più diffusa, dopo quella ufficiale, è l'italiano, insegnato anche in molte scuole del paese e sostenuto dalla presenza della Società Dante Alighieri, con sede, per il Venezuela, a Caracas. Tale lingua è anche intesa, se non parlata, da molti venezuelani che non hanno ascendenze italiane ma che per ragioni familiari, di studio o di lavoro sono entrati in contatto con la comunità italiana, massicciamente presente soprattutto in alcune importanti città della zona centro-settentrionale del paese (Caracas, Valencia, Maracay, ecc.).
Dopo l'italiano la lingua allogena più parlata, come madrelingua, in Venezuela, è il portoghese, grazie soprattutto alla presenza di molti immigrati provenienti dal paese iberico ma anche agli oltre mille chilometri di frontiera in comune con il Brasile, lungo i quali la lingua di Camões è molto diffusa (va però evidenziato che le zone limitrofe al Brasile, tutte appartenenti alla Guayana venezuelana, sono generalmente poco popolate). Strettamente imparentato al portoghese è il galiziano, parlato da molti immigrati iberici (ricordiamo che dalla Galizia è provenuta gran parte dell'immigrazione spagnola diretta in Venezuela e più in generale nelle Americhe).
Diffusione più modesta hanno il francese e il tedesco. Quest'ultimo è parlato in una sua varietà "coloniale" nella Colonia Tovar, dove vivono ancora i discendenti dei coloni che, attorno alla metà dell'Ottocento, si insediarono in zona.
Fra gli idiomi non indoeuropei si segnala l'arabo, parlato dai numerosi immigrati libanesi (e in minor misura siriani) che si sono trasferiti in Venezuela nel corso del Novecento.
Un posto a sé stante merita l'inglese, parlato, come seconda lingua, dall'alta borghesia venezuelana, e, più in generale da gran parte della classe dirigente che spesso manda i propri figli a studiare negli Stati Uniti d'America e (meno frequentemente) in Gran Bretagna. L'inglese, pur contando nel paese un numero di parlanti, come madrelingua, inferiore a quello dell'italiano, del portoghese e di altre lingue allogene, si è convertito nella seconda metà del Novecento, in Venezuela come nel resto dell'America Latina (e del mondo) nel secondo idioma più studiato dopo quello ufficiale e quello che sicuramente ha più prospettive di sviluppo nel prossimo futuro.
La libertà religiosa è garantita dalla Costituzione. La gran maggioranza dei venezuelani sono di fede cristiana e in particolare cattolica (oltre il 90%), seguiti dai protestanti (2% solamente)[11] e gli ortodossi (meno dell'1%). I musulmani rappresentano meno del 0,5% sulla popolazione totale. Trascurabili le minoranze induiste, buddiste e di altre confessioni religiose.
Numericamente esigua (fra i 16.000 e i 35.000 fedeli, a seconda delle rilevazioni) ma importante sotto il profilo economico e finanziario, è la comunità di religione ebraica presente nel paese. A Caracas è concentrato circa il 40% dei fedeli, ma gruppi più o meno consistenti si possono trovare anche a Maracaibo, Maracay, Puerto La Cruz, Porlamar e altre città venezuelane. Dalla fine degli anni novanta del Novecento molti rappresentanti della comunità ebraica hanno lamentato atteggiamenti di intolleranza, se non proprio di antisemitismo, nei propri confronti[12]. La responsabilità viene imputata al presidente Chávez, che da parte sua ha sempre respinto tali accuse giudicandole prive di fondamento.
Il Venezuela è una repubblica presidenziale, il Presidente, capo dello stato e capo del governo, è eletto con elezione diretta e rimane in carica per sei anni. A seguito del referendum del febbraio 2009 e del conseguente emendamento apportato alla Costituzione Bolivariana del Venezuela, ha la possibilità di ripresentarsi per un numero indefinito di mandati. Il presidente nomina il vicepresidente e stabilisce dimensione e composizione del governo. In base all'art 72 della costituzione bolivariana emendata nel 1999 i titolari di tutte le principali magistrature elettive (compresa quella del Presidente della Repubblica), possono essere soggetti a referendum popolare revocatorio una volta compiuta la metà del loro mandato.
Il Parlamento è costituito da una sola camera detta Assemblea Nazionale (Asamblea Nacional) composta da 167 deputati, tre seggi sono riservati ai rappresentati delle popolazioni native. I deputati restano in carica per 5 anni e possono essere rieletti per altri due mandati.
Per approfondire, vedi le voci Stati del Venezuela e Comuni del Venezuela. |
Da un punto di vista amministrativo il Venezuela è diviso in 23 stati federati, più il Distretto della capitale (Distrito Capital) e le 11 dipendenze federali (Dependencias Federales) costituite da un insieme di isole e isolotti al largo della costa caraibica venezuelana e per lo più disabitati. Le isole raggruppate nelle dipendenze sono 72.
Gli stati, a loro volta, sono divisi in comuni (municipios) e nel caso del distretto della capitale e delle dipendenze federali in dipartimenti (departamentos). I comuni in Venezuela rappresentano in realtà delle entità territoriali intermedie fra le province e i comuni italiani o spagnoli e si possono, sotto taluni aspetti, comparare agli arrondissements francesi. Sono infatti solo 335 ripartiti in forma diseguale fra gli Stati. Il Táchira, che ha una superficie di 11.100 km² e 1.155.000 abitanti circa (stima 2006) si articola in 29 municipios, in cambio il Lara, con un'estensione territoriale e una popolazione ben superiori (19.800 km² e 1.760.000 abitanti circa, sempre secondo le stime del 2006) ne possiede solo 10. I municipios si suddividono ulteriormente in parrocchie (parroquias) le quali non sempre coincidono con un unico nucleo urbano principale e il proprio territorio di pertinenza. Le città più popolose ed estese sono infatti ripartite generalmente fra più parroquias, mentre spesso una sola parroquia può contenere diverse località abitate.
Attualmente (2007) gli stati, con le superfici e le popolazioni relative (stima del 2007) sono:
Amazonas (Puerto Ayacucho) Sup. km² 180.145 (ab. 142.200) |
Come si è già avuto modo di accennare, il Venezuela ha una storica controversia territoriale con la Guyana che riguarda una superficie di circa 159.500 chilometri quadrati facenti parte della Guayana Esequiba situata lungo il confine orientale del Paese e ufficialmente indicata, anche in cartografia, come Zona en reclamación.
Area metropolitana | Stato/Stati | Popolazione (2009)[13] | |
---|---|---|---|
1 | Caracas | Dto.Capital | 4.368.552 |
2 | Maracay | Aragua | 1.564.903 |
3 | Valencia | Carabobo | 1.790.591 |
4 | Barquisimeto | Lara | 1.435.937 |
5 | Maracaibo | Zulia | 2.484.277 |
6 | Ciudad Guayana | Bolívar | 979.910 |
Recenti programmi per lo sviluppo prevedono che entro qualche anno il tasso di alfabetizzazione del Venezuela raggiungerà il 99%. Ciò significherebbe un grande passo avanti: solo negli anni novanta, quest'ultimo sfiorava il 90%[14].
Tasso di alfabetizzazione: 95.2% adulti e 98.4% giovani (su un totale di 29 milioni di persone)[15][16][17]
Studenti universitari: 550.783.
Obbligo scolastico fino a 15 anni.
L'attuale presidente è Hugo Rafael Chávez Frías (dal 1999), che si è sempre mosso in politica estera seguendo due importanti direttrici: il consolidamento dell'OPEC (ricordiamo a tale proposito che il petrolio è alla base dell'economia venezuelana) e un'integrazione maggiore dell'America Latina da realizzarsi attraverso l'Unasur e l'Alba (Alternativa Bolívariana para América Latina y el Caribe), senza cioè l'intermediazione e il patronato degli Stati Uniti d'America. Tale politica ha progressivamente allontanato il Venezuela dagli U.S.A. avvicinandolo sempre più a Cuba e ad alcuni paesi latinoamericani (Argentina, Brasile, Ecuador, Bolivia e Nicaragua, in particolare).
La politica economica e sociale di Chávez ha suscitato, e continua a suscitare, giudizi contrastanti: la classe imprenditoriale venezuelana e la borghesia locale (in gran parte di origine europea) sono estremamente critiche nei confronti del Presidente, avendo visto fortemente ridimensionato il proprio ruolo in un contesto sempre più caratterizzato dalla presenza dello Stato nelle attività economiche del Paese (attraverso l'espropriazione e la confisca di terreni, imprese, negozi etc.), mentre gli strati popolari, tra cui importanti sindacati e comunità indigene, lo sostengono. Il Presidente viene spesso accusato di demagogia e populismo dai media finanziati dalla borghesia.
Prodotto nazionale lordo (2005): 127.800.000.001 US$ (41º posto della classifica mondiale)[18]
Prodotto nazionale lordo (PPA), per potere d'acquisto (2005): 171.000.000.000 US$ (48º posto della classifica mondiale))[18]
Prodotto nazionale lordo pro capite (2005): 4.810 US$ pro capite (57º posto della classifica mondiale))[18]
Prodotto nazionale lordo pro capite (PPA), per potere d'acquisto (2005): 6.440 US$ pro capite (81º posto della classifica mondiale))[18]
Indice di sviluppo umano (2004): 0,784 (72º posto nella classifica mondiale))[18]
Bilancia dei pagamenti: 6 miliardi di US$.
Inflazione: 27% nel 2010 secondo i dati del BCV (Banco Centrale del Vanezuela) 50,0%.
Disoccupazione: 6,20%.(febb. 2007)
Produzione di energia elettrica: 20.000.000 kW.
Pesca: 490.194 tonnellate.
Petrolio: 3.130.000 b/g.
Allevamento: pecore 0,82 milioni, capre 3,2 milioni, bovini 15,4 milioni, suini 4,8 milioni.
Minerali: petrolio, bauxite (alluminio), ferro, gas naturale, carbone, oro.
La produzione vegetale del Venezuela è data da: caffè, cacao, tabacco, canna da zucchero, cotone, vaniglia. Il governo venezuelano varò la legge per la riforma agraria nel 1960, volta all'espansione e alla diversificazione della produzione agricola. Nel 2003 il settore primario occupava l'11% della forza lavoro e concorreva per il 4,5% alla formazione del PIL. Le colture destinate al mercato interno sono soprattutto mais, riso, patate, manioca e banane. Tra le colture di piantagione, destinate a essere esportate, prevale il caffè, oltre alla canna da zucchero e al cacao. Nella zona costiero-andina si trovano piantagioni di tabacco, mentre nelle aree meno piovose della costa è diffuso il cotone. Rilevanti sono le colture di alberi da frutta. Il patrimonio zootecnico è piuttosto ricco, particolarmente per quanto riguarda i bovini, tradizionalmente allevati nella zona dei llanos, ma anche gli ovini.
L'allevamento, in forte progresso fino agli anni novanta, soprattutto nei llanos, si è andato negli ultimi anni sviluppando a un tasso insoddisfacente, nonostante le misure e gli incentivi promossi dal governo.
Nessuna risorsa deriva dalla pesca, quindi la pesca non risulta molto sviluppata. Popolazioni indigene però, la usano da generazioni per garantire la sopravvivenza delle loro tribù.
L'industria è in prevalenza formata da quella chimica, metallurgica, meccanica, del tabacco e alimentare. Fra i prodotti lavorati destinati all'esportazione si segnala il rum.
Per approfondire, vedi la voce Trasporti in Venezuela. |
Rete stradale: 29.954 km.
Rete autostradale: 2.690 km.
Rete ferroviaria: 402 km.
Rete navigabile: 7.100 km.
Caracas: aeroporto internazionale Simón Bolivar (6.940.000 passeggeri l'anno)
1 visitatore ogni 30 abitanti.
Provenienza: USA 25%, Italia 9%, Spagna 8%, Germania 7%, Paesi Bassi 6%, altro 45%.
La Farnesina considera pericolose[19] per il turista alcune aree del Paese, comprese zone della capitale Caracas, per rapine, episodi di microcriminalità, terrorismo legato al traffico degli stupefacenti e sequestri di persona a scopo estorsivo.
USA 51%, Colombia 6%, Suriname 5%, Brasile 4%, Repubblica Dominicana 3%, altri 31%.
USA 45%, Colombia 6%, Brasile 5%, Messico 5%, Giappone 4%, Italia, 6% altri 31%.
Il 36,0% del territorio è protetto.
Partecipe alla convenzioni ambientali di:
Predecessore | Stati per indice di sviluppo umano | Successore |
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Georgia | 75º posto | Armenia |
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