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⇨ definición de cazzo (Wikipedia)
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cazzo
feci, materia fecale, pene, cacca (nonna, plain), merda (triviale)
cazzo!
accidempoli!, corpo di Bacco!, diamine!, diancine!, per Bacco!
Ver también
cazzo
↘ alleggerirsi, andare di corpo, cacare, cagare, defecare, evacuare, fare caca, fecale
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⇨ cazzo di • che cazzo • testa di cazzo
cazzo
excrément (fr)[Classe]
cazzo (s.) [triviale]
cazzo; uccello; pene; fallo; membro[ClasseHyper.]
vaso; canale; condotto[ClasseParExt.]
Penis D074 (en)[ClasseHyper.]
virilité (fr)[termes liés]
appareil sexuel masculin (fr)[DomainDescrip.]
extérieur du corps humain (fr)[DomainDescrip.]
cazzo (s.)
cazzo, membro, pene, pisello, uccello[Hyper.]
oscenità, salacità[Domaine]
cazzo (s.)
petite quantité, quantité infime (fr)[Classe]
un'ombra di, un pochino di, un poco di, un tantino di[Syntagme]
relative quantity (en)[Hyper.]
zero (en)[Dérivé]
cazzo!
exclamation : juron (fr)[Classe]
Wikipedia
Cazzo è una parola della lingua italiana, di registro colloquiale basso, che indica, in senso proprio, il pene. Non è un semplice sinonimo del termine anatomico, bensì rappresenta una forma dell'espressività letteraria e popolare. Talvolta nella lingua parlata può essere utilizzato per il compiacimento nell'uso di un termine proibito o di registro eccessivo, il che non può essere reso dal semplice uso di «pene!».[1] Il termine è usato piuttosto spesso nella lingua parlata anche senza correlativo semantico, con la funzione linguistica di "rafforzativo del pensiero", ovvero come un intercalare con funzione emotiva per rendere un'espressione colorita o enfatica. L'uso come intercalare sembra essere più diffuso in Italia che nel Canton Ticino[2].
Presumibilmente di origine dialettale ma in uso già nella letteratura rinascimentale[3], ha il suo omologo femminile in fica (o figa), frutto della stessa selezione fra le definizioni locali regionali.
Indice |
L'etimologia della parola è stata dibattuta da molti[4]. L'ipotesi più documentata e meno "fantasiosa" è quella, formulata da Angelo Prati (1937-39 e 1951) e ribadita, con puntuali riscontri filologici, da Glauco Sanga (1986), entrambi linguisti esperti di gergo. Si tratterebbe di semplice estensione metaforica dell'uso di un termine dialettale significante mestolo, derivato dal latino cattia "mestolo". Indicativo, in questo senso, un verso di un sonetto di Luigi Pulci, "cazz e cuccé - quel primo in cul ti stia!" contenente un'espressione dialettale lombarda dal senso di "mestoli e cucchiai", dove il primo termine rimanda con evidenza anche al significato osceno[5]. Il termine, originariamente in forma femminile, cazza è ancora attestato in un sonetto di Rustico Filippi: "Fastel, messer fastidio della cazza" (ciò che oggi corrisponderebbe all'epiteto volgare "rompicazzo")[6].
Un'ipotesi ripresa da Antonio Lupis (2002) è che cazzo sia connesso col verbo latino capitiare da cui anche cacciare, con valore di "infilare, mettere dentro con forza". Si tratterebbe di un nome deverbale analogo a lancio da lanciare.
Una proposta etimologica che ha avuto una certa fortuna è quella che fa derivare cazzo con aferesi da (o) cazzo, a sua volta derivato da oco, voce dialettale per indicare il maschio dell'oca[7] Tale ipotesi è stata accolta da diversi autori[8] ma è attualmente rigettata dalla maggior parte dei linguisti[9].
Ugualmente rigettata dai linguisti odierni l'etimologia che si rifà al greco tardo akátion "albero maestro" termine nautico che starebbe a indicare che la voce sarebbe "nata nel linguaggio dei marinai sempre eccitati per la mancanza di donne"[10].
Altre etimologie, perlopiù improvvisate da non specialisti, sono:
Le varie ipotesi sono riassunte, in tono più scherzoso che scientifico, in Ercole Scerbo (1991: 71-73).
In letteratura uno dei testi più noti correlati con questo termine è il sonetto Er padre de li santi, che Gioacchino Belli scrisse il 6 dicembre 1832 insieme con l'analogo La madre de le sante (relativo all'omologo termine femminile). Il sonetto riporta in romanesco una lunga serie di sinonimi e perifrasi del termine.
Il termine è ampiamente utilizzato all'interno dei Sonetti lussuriosi di Pietro Aretino[14].
Sempre in letteratura, l'organo genitale maschile assurge al ruolo di protagonista nel romanzo di Alberto Moravia Io e lui, dove il protagonista si trova a colloquiare - in un curioso confronto tra istinto e ragione - con il proprio pene.
Il termine cazzo, virtualmente prima persona singolare del verbo di uso velico cazzare, è anche all'origine di un facile calembour sfruttato a fini di gag - sia pure di grana grossa - in diversi film, fra i quali uno della serie di Fantozzi. Di analogo tenore è la celebre supercazzola, tormentone e leitmotiv del conte Lello Mascetti (interpretato da Ugo Tognazzi) nel film di Mario Monicelli, Amici miei.
Dal romanzo di Moravia precedentemente citato sono stati ricavati - con esito infelice, a detta dei critici, a causa delle pesanti cadute di gusto che si registrano in entrambe le pellicole - due film: uno italiano e omonimo nel titolo rispetto al romanzo, Io e lui, del 1973, diretto da Luciano Salce, ed uno di coproduzione USA/Germania, del 1989, Lei, io e lui, di Doris Dörrie.
Il termine è utilizzato in numerosi modi di dire prettamente regionali, che non hanno una diffusione - e quindi una comprensione - più ampia sul territorio nazionale. Potrebbero essere assimilati ai proverbi dai quali invece si distinguono nettamente, sia per la loro brevità, sia perché mancano della profondità ed arguzia tipica dei proverbi. Il carattere principale di questi detti infatti è soprattutto quello di essere improntati sull'immediatezza e sul divertimento. È probabile infatti che molti di essi siano nati semplicemente come battute.
Il termine ricorre in numerosi proverbi diffusi nelle diverse regioni d'Italia. In essi la salacità, una buona dose di humour ed un'attenta osservazione della quotidianità, si mescolano in un tutt'uno con la saggezza popolare.
Si riportano alcuni di questi proverbi:
Questo termine si collega, nella lingua italiana moderna, ad una numerosa serie di derivati, molti dei quali hanno un tono di volgarità minore, tanto da essere usati, o quantomeno tollerati, da molte persone, seppur solo in conversazioni informali.
La maggior parte delle locuzioni di uso comune che utilizzano questo termine ha una valenza negativa[15], tanto se si tratta di persone quanto di situazioni; ben poche sono le locuzioni dove invece il termine acquista un senso positivo.
Uno dei concetti, che più frequentemente ricorre nelle parole derivate e nelle locuzioni che usano il termine, richiama l'irrazionalità oppure atteggiamenti collerici ed aggressivi, oppure ancora è usato per aggiungere significanze dispregiative per alcune attività umane, quasi che l'organo menzionato fosse, per antonomasia, l'antitesi della parte razionale ed intellettiva (il cervello).
Si riportano qui di seguito le locuzioni più diffuse:
La parola, idealmente seguita da un punto esclamativo, viene spesso usata come interiezione o reazione di sorpresa / opposizione rispetto ad un evento del tutto inaspettato e/o sgradito. Questo uso, tuttavia, viene considerato piuttosto volgare e disdicevole (non a caso nel doppiaggio in italiano dei film in lingua inglese sostituisce spesso l'esclamazione "fuck!" (letteralmente fòttere). Provocò invero una certa sensazione negli anni 'settanta l'esclamazione di questa parola da parte di Cesare Zavattini in un programma radiofonico, in epoche in cui alla RAI la lista delle parole vietate comprendeva anche il "piede".
Numerose altre denominazioni dialettali, colloquiali, familiari o volgari vengono poi usate per indicare l'organo genitale maschile.
Mella (ticinese); Tulino
Cella (abruzzese e marchigiano); Ciufello (abruzzese); Picco (dialetti marsicani, Abruzzo);
Battagliùn (calabrese); Ciolla e varianti (Reggio Calabria e Ragusa); Cioncia (crotonese); Cagnolu (catanzarese); Frat'ma Giorg' ("mio fratello Giorgio", calabrese); Marra (calabrese); Micciu (calabrese);
Asso di bastoni (Napoli); Capitone senz'e recchie (napoletano); Cicella, Ciciniello (in napoletano è il pesciolino appena nato, quindi indica un pene piccolo, dei bambini); Cumpàgne mije (campano, "il mio amico"); Fravaglio (napoletano); 29, o pate d'e criature (vedi La Smorfia); Fraone, Fravone (napoletano, intende principalmente il "glande"); Mazzarello (napoletano); Pepe (avellinese); Pizza (salentino, reggino); Pesce (napoletano);
Cupolone (romanesco);
Anghilla (genovese); Banana, Bananna (genovese); Belino (ligure); Belàn; Belìn; Canäio (genovese); Cannello (genovese); Cannetta (genovese); Carottua (genovese; Casso (genovese); Cicciollo (genovese); Manego (genovese); Manubrio, Manûbrio (genovese; Mostaciollo (genovese; Pigneu (genovese; Pistolla (genovese; Pinfao (genovese);
Biscotto [23]; Bigol, Bigolo (lombardo e friulano); Bora (milanese); Liben (milanese); Manübri (milanese); Pirla (impropriamente lombardo occidentale); Mestér (bergamasco); Osèl (bergamasco); Pistola, pistolino e varianti (milanese[24]);
Cello (centro-marchigiano);
Bindolùn (piemontese); Cazul (piemontese); Piciu (piemontese);
Ciòla (barese); Ciddone (foggiano e andriese); Fratimo (salentino); Gruengo (tarantino); Margiale (salentino); Pinga (tranese e foggiano); Pingone (foggiano);
Chiccadroxia o Chichillitta (cagliaritano indica il pene dei bambini); Gazzu (sardo); Borrodda, Maccarrona, Brincula (Orosei); Broddoy (Dorgali); Minca (Sardo campidanese); Mincia (sassarese, Modica); Mincra (sardo nuorese); Pilloni e varianti (cagliaritano);
Bagara (Trapani); Ciocca o Ciolla (Provincia di Trapani); Ciota (Savona, e Sicilia); Cedda (Catania); Ciaramedda o Ciaramita (Messina); Cicia (Ragusa); Cidduzza, Acidduzza o Acidduzzo (usato per indicare il membro dei bambini, parlando con i bambini, o in tono di sfottò un uomo con un pene piccolo) sarebbe l'equivalente italiano di "uccelluccia" cioè di "piccolo uccello" (la desinenza è in -a perché l'organo genitale in Sicilia è femminile); Marruggio (in palermitano ed a Messina) che in italiano sarebbe "mi arrugginisco" con riferimento ai bastoni di ferro o per indicare la durezza e potenza del membro; Minchia (siciliano e calabrese) o anche mènchia; Piciòlla o piciòllo (Modica);
Bischero (toscano); Creapopoli (Empoli); Fava Toscano; Dami (toscano); Lilli, Lillo (fiorentino); Manfano (livornese)
Bicio (veneto); Bimbin (triestino); Ciccio (veneto); Coda (bellunese); Mànego (veneto);
Affare (Volponi, Landolfi); Ammennicolo; Antenna (Aretino); Archetto (Aretino); Argomento (Aretino); Arma (Belli); Arnese (Redi); Arpione (Aretino); Articolo per signora; Asperge (Belli); Asta (Belli); Attrezzo (Belli); Augello;
Bacchetta magica (Busi), Bacchettone (Aretino); Baciocco (Busi); Balestra (Aretino), Balestro (Aretino); Bastone (Pasolini, Maraini); Batacchio (Brancati); Batocco (Belli); Battaglio (Aretino); Battitoio (Aretino); Battocchio (Fenoglio); Bompresso (D'Annunzio); Bordone (Poliziano);
C... (Parini, Fenoglio); Ca' (Aretino); Cacchio [25]; Canaletto (Belli); Cannella (Belli); Cannocchiale (Belli); Cannone (Maraini); Cantabrûnn-a (genovese); Caparra (Giovanni Sercambi); Capitano; Catenaccio (Aretino, Belli); Cavicchio (Belli); Caviglia (Boccaccio, Aretino); Cavola (Belli);
Cetriolo; Chiave (Poliziano, Aretino); Chiavistello (Aretino, Belli); Chiodo (Aretino, Luigi Settembrini); Cippa [26]; Clarinetto (Arbore); Clava (Busi); Coltello (Aretino); Coltrone; Comarello ("cetriolo"); Corda, Cordone (Aretino); Cosa (Boccaccio, Aretino)); Coso (Belli), Cosetta, Cosone (Busi); Cotale (Aretino, Monti); Cric (Busi); Cristeo (Aretino);
Daga (Busi); Dardo (D'Annunzio, Gozzano);
Erpice (Aretino);
Faccenda (Ariosto, Aretino); Fagotto (Gadda); Falce (Marino); Fallo; Ferri (Aretino); Filtro da sigaretta (Busi); Finferlo (veneto); Flagello (Aretino); Flauto (D'Annunzio); Flauto del mulattiere (Aretino); Fornimento (Aretino); Freccia (Aretino); Frugatoio (Aretino); Frusto (Poliziano); Fucile (Maraini); Fuscina (Francesco Berni); Fuso (Aretino, (Belli);
Ghiera (Francesco Berni); Giannettone (Aretino); Grattapugia (Lorenzo de' Medici);
Infundibolo (Alberto Arbasino);
K (Aretino, Fenoglio);
Lancia (Aretino), Lanciotto (Aretino); Legnetto (Boccaccio), Lo (Aretino, Pasolini); Lima (Aretino); Linea (Matteo Bandello);
Macchina a stantuffo (Busi), Manegh (Ruzante), Manganello (Belli); Manico (Aretino); Masserizia (Sacchetti, Poliziano, Matteo Bandello); Membro (termine proprio della lingua italiana); Menhir (Busi); Mentula (latino); Mescolo (Matteo Bandello); Mio (Belli); Misura (D'Annunzio); Moccolo (Belli);
Natta (toscano); Nave (Boccaccio); Navicella (Maraini); Nerbiu (Sardo campidanese), Nerbu (calabrese); Nerchia (Belli, Busi); Nostro (Lorenzo de' Medici); Novella (Aretino);
Omaggio (Busi); Ordigno (Belli); Organo genitale maschile (termine proprio della lingua italiana); Orinale (Aretino); Oseo ("uccello" in veneto);
Pacco (Alberto Arbasino, Busi); Padùlo [27]; Pala (Aretino); Palo (Pasolini), Paletto (Pasolini); Panni lini (Aretino); Pastorale (Aretino); Patta (Busi); Pedona (Sacchetti); Pendolo (Busi), Pendolone (Matteo Bandello); Pene (termine proprio della lingua italiana); Penna (Gozzi); Pennarolo (Belli); Pennello (Aretino); Pentolino (Moravia); Pertica (Aretino), Pestaglio, Pestello (Boccaccio); Peston, Pestone (Porta); Piede di trespolo (Aretino); Piffero (Aretino); Piolo (Aretino); Pipino; Pirla; Pirolo (Belli); Pisello; Pistello (Aretino); Pistone (Aretino); Pivo (Aretino); Pugnale (Aretino); Puntello (Aretino); Pupazzo (Belli);
Qualcosa, Qualcosellina (Carducci); Quello (Aretino);
Radiccia (genovese); Ramaiolo (Lorenzo de' Medici); Ramata; Randello (Lorenzo de' Medici); Razzo (Arbasino); Reliquia (Aretino); Rilla (Aretino); Roba (Poliziano); Roncone (Aretino);
Salsiccia (così nella traduzione in alcuni dialetti d'Italia); Sapone (Lorenzo de' Medici); Scettro (Maraini); Schivo (Aretino); Sega (Canti carnascialeschi); Sgonfiatoio (Aretino); Sira (cagliaritano); Spada (Belli); Spàrgolo (Aretino); Spazzatoio (Aretino); Spiedo (Gadda); Spuntone (Aretino); Staiùl (grumese); Stendardo (Aretino); Stennarello (Belli, Pasolini); Stocco (Aretino); Stoppino (Aretino); Strumento (Paolo Volponi); Succhiello; Sûcchin (genovese); Suggello (Aretino); Sventrapapere (Benigni);
Tasta (Aretino); Tempella (Aretino); Tirso (Gozzano, Gadda); Torciorecchio (Belli); Torcitoio (Aretino); Tortóre (Belli); Tregghia (tarantino); Tubo (Moravia); Turacciolo (Belli);
Uccello, usel[28]; Uncino (Boccaccio);
Vanga (Maraini); Vasello (Paolo Volponi); Verga (Aretino, Belli); Vermiceddu (Siciliano); Vomere (Ariosto); Varra (Molise); Vicilla (foggiano)
Walter (Luciana Littizzetto)
Zeppa (Belli); Zubbo (genovese); Zufolo (Aretino);
Di seguito alcune metafore in area linguistica anglosassone, nella forma originale (in corsivo) e nella loro traduzione[29]: staff, bastone, palo; pile-driver, palo, bastone guidatore; pilgrim's staff, bastone, palo del pellegrino (XVIII secolo); staff of love, bastone, palo dell'amore; pike-staff, asta della picca; hand-staff, bastone, palo che si può maneggiare; rod, bacchetta; ramrod bacchetta da conficcare; rammer, ariete; fishing rod, canna da pesca; perch, pertica; post, palo, pertica (XIX secolo); club, bastone; bludgeon, bastone; crook, bastone; pointer, bacchetta, asta; tackle, paranco; wand, bacchetta, asta; magic wand, bacchetta magica. Sempre in amo inglese, ma americano anche stick e stick of love (rispettivamente bastone, stecca e palo dell'amore), come usato da Lady Gaga nella canzone Love Game.
Di seguito alcune metafore in lingua francese nella forma originale (in corsivo) e nella loro traduzione: chandelle, candela; bougie, candela; bougeoir, piccolo candeliere; boute-feu, buttafuoco; allumette, fiammifero; brandon, torcia; cigarette, sigaretta.
Di seguito alcune varianti parafoniche della parola[30]: càcchio, càkkio, kàkkio; cànchero; càpperi; càppita; càspita, caspiterìna; catinàzzu (reggino); càvolo; càzega (veneto); catanazzo (campano); càzzica; kàiser. Vengono usate al posto dell'originale per evitarne l'utilizzo.
Cazzare: è il termine marinaresco che significa tesare una vela agendo sulla rispettiva scotta o drizza
Viene spesso impiegato erroneamente per indicare l'azione di tesare una qualunque cima.
Viene usato per eseguire quelle manovre che servono per la messa a segno delle vele; esempio: cazza la randa, cazza la scotta, cazza il fiocco ecc.
La decisione di cazzare o lascare una vela dipende della direzione e dell'intensità del vento, in modo da avere la parte dell'inferitura sempre parallela alla direzione del vento.
Solitamente il timoniere impartisce l'ordine "cazza!" (la randa/il fiocco) quando, dopo una variazione nella direzione del vento, vuol mantenere la stessa rotta, oppure per cambiare andatura e orzare.
Il contrario di cazzare è lascare (o filare).
Se si tesa un'altra cima si usa il termine assuccare una cima e tutto il tessile che c'è in barca
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