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Definición y significado de trascrizione

Definición

definición de trascrizione (Wikipedia)

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Sinónimos

trascrizione

copia, duplicato, traduzione

trascrizione (n.f.)

adattamento, riduzione, versione

Ver también

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Frases

Diccionario analógico


trascrizione (s. f.)



Wikipedia

Trascrizione

                   
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La trascrizione è l'operazione che consiste nel rappresentare i suoni di una lingua con il sistema di scrittura di una lingua diversa.[1] Mira, dunque, a rappresentare (in modo più o meno approssimativo) il sistema fonologico della lingua trascritta per un parlante che non conosca il sistema di scrittura di quella lingua e usi quindi il proprio in sostituzione o, in ambiente scientifico, per rappresentare in maniera univoca delle stringhe di foni e fonemi.

Indice

  Uso e tipologie di trascrizione

Nell'uso si ricorre a tipologie di trascrizione diverse, a seconda dello scopo e dell'ambiente in cui sono usate: alcune trascrizioni, meno precise, tendono a sfruttare le regole del sistema di scrittura della lingua di arrivo per riprodurre i suoni della lingua che si vuole trascrivere: un italiano potrà trascrivere il primo suono di sciame, da una lingua data tramite il digramma ⟨sc⟩[2] o il trigramma ⟨sci⟩, mentre un anglofono sceglierà ⟨sh⟩, un tedesco ⟨sch⟩, un francofono ⟨ch⟩ e un polacco ⟨sz⟩.

Altre trascrizioni, invece, traspongono univocamente i suoni della lingua da trascrivere, indipendentemente dal sistema di scrittura della lingua di arrivo. Appartengono a questa categoria di trascrizioni gli standard della traslitterazione dall'arabo e dell'alfabeto internazionale per la traslitterazione del sanscrito. Si noti che questi due casi sono anche esempio dell'uso improprio del termine "traslitterazione" (nella quale, invece di considerare i suoni come nella trascrizione, si ha una conversione biunivoca da un sistema di scrittura in un altro). Quando il sistema di trascrizione è usato in ambienti linguistici, si parla generalmente di trascrizione fonetica e di trascrizione fonemica.

La trascrizione fonetica rappresenta univocamente i foni di una lingua (tra parentesi quadre [ ], per esempio [ˈãŋ.ka]), mentre la trascrizione fonemica (detta anche fonologica) rappresenta univocamente i fonemi di una lingua (tra slash / /, per esempio /ˈanka/). Per queste trascrizioni, il sistema di scrittura più diffuso è l'Alfabeto fonetico internazionale.

  Romanizzazione

Viene detto romanizzazione (o latinizzazione) il sistema di una trascrizione da una scrittura non latina (come il cirillico, l'arabo, il devanagari etc...), in una scrittura latina; questi sistemi hanno spesso un insieme di norme ufficiali nazionali o internazionali (norme ISO). Si parla anche di romanizzazione per la trascrizione delle lingue logografiche, come il cinese o il giapponese, processo che spesso viene erroneamente chiamato traslitterazione (dove, invece di considerare i suoni come nella trascrizione, si ha una conversione biunivoca da un sistema di scrittura in un altro).

  Cirillico

La norma internazionale di traslitterazione del russo ha il numero ISO 9. In quest'ultima versione (1995), questo sistema fa corrispondere a ciascun carattere cirillico un carattere latino unico, ciò che rende le traslitterazioni perfettamente reversibili senza la minima ambiguità.

Per dare un esempio semplice della differenza fra traslitterazione e trascrizione, si prenda il nome Горбачёв; questo dovrà essere traslitterato Gorbačëv secondo la norma ISO 9 (ad un carattere corrisponde un solo carattere: ad ogni č deve corrispondere un ч e inversamente), ma potrà essere trascritto Gorbatchof, Gorbachof o ancora Gorbatschow, secondo la lingua del trascrittore) un'equivalenza fonetica approssimativa che tiene conto degli usi della lingua bersaglio, in questo caso rispettivamente il francese, l'inglese e tedesco).

  Greco

In effetti, l'alfabeto greco antico è relativamente poco ambiguo (ad un grafema corrisponde quasi sempre una sola interpretazione fonetica) e le differenze tra trascrizione e traslitterazione saranno molto ridotte. Eppure la trascrizione del greco antico paradossalmente non è regolata da una norma internazionalmente condivisa, in quanto normalmente l'alfabeto greco è destinato a chi lo sappia già leggere senza bisogno di trascrizioni in altri alfabeti: di conseguenza la trascrizione che ne deriva è normalmente adattata alle abitudini fonetiche della lingua dei trascrittori. Per esempio, γνῶθι σεαυτόν potrà essere trascritto gnothi seauton (in caso di trascrizione va ricordato però che in greco antico la /γ/ era pronunciata [g] di gatto in tutte le posizioni) e traslitterato gnỗthi seautón (o gnȭthi seautón). La traslitterazione inserirà soltanto gli accenti (e le quantità vocaliche). È possibile ritrovare facilmente l'originale anche a partire da una trascrizione meno rigida.

Il greco moderno, tuttavia, è molto più difficile da trattare. In effetti la pronuncia del greco anche se non come quella dell'inglese, si è notevolmente modificata nel tempo, divergendo sempre più dalla grafia.

Una delle modificazioni maggiori è lo iotacismo, fenomeno per il quale sono pronunciati [i] sei grafemi differenti che, in greco antico, non erano confusi. Allo stesso modo, ε e αι si pronunciano [e]; ο et ω valgono entrambi [o]. Così, la traslitterazione e la trascrizione saranno talora molto lontane (fatto che indica una ortografia complessa: in effetti, non è possibile notare direttamente, all'ascolto, una parola greca senza conoscerne la grafia).

Ecco un esempio concreto. Si rende verso seguente dell'Odysseus Elytis:

Στην αρχαία εκείνη θάλασσα που εγνώριζα (Diario di un aprile invisibile, « Sabato 11 »).

Una trascrizione (fonetica e con gli accenti) possibile sarebbe stin archéa ekíni thálasa pou eghnóriza. Si contano quattro [i], scritti η, ει e ι, due [e], scritti αι e ε. Se si può proporre una traslitterazione, che permetterebbe di riconoscere il testo originale, è necessario distinguere queste grafie. Si potrebbe per esempio adottare la traslitterazione del greco antico: stên archaía ekeínê thálassa pou egnôriza, che sarà molto lontana dalla trascrizione e richiederà al lettore di conoscere delle regole di lettura meno intuitive.

Il problema si pone quindi per i nomi propri attuali: bisogna scegliere la trascrizione o la traslitterazione? Per esempio, Γιάννης Αλευράς si traslittera Giánnês Aleurás ma si trascrive Yánnis Alevrás. Peggio, Βασίλης Κοντογιαννόπουλος traslitterato sarà Basílês, mentre trascritto sarà Vasílis. Quanto al patronimico, può essere sorprendente constatare che si traslittera Kontogiannópoulos e si trascrive Kondoyannópoulos (o Kondoyannopoulos).

  Cinese

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Romanizzazione della lingua cinese.

I sistemi principali di trascrizione dalla lingua cinese sono:

  Coreano

I sistemi principali di trascrizione dalla lingua coreana sono:

  False traslitterazioni

La diffusione della scrittura tramite tastiere il cui layout non è uniforme in tutte le lingue è praticata frequentemente una sorta di traslitterazione imprecisa nel tentativo di rappresentare una parola straniera nella sua grafia d'origine. Quando l'alfabeto di partenza è latino, questa traslitterazione si esegue solitamente tralasciando i segni diacritici e altri segni che non esistono nella lingua d'arrivo. Tale pratica, legata alle necessità divulgative dei mass media e alle limitazioni tipografiche dei diversi paesi ha tuttavia dato vita a pronunce che talora non hanno più niente a che fare con la pronuncia della lingua di partenza.

Il caso è molto frequente con alfabeti latini modificati, come quello polacco. I caratteri estesi assenti dalle tastiere attuali sono semplicemente omessi, senza tuttavia adattarne l'ortografia nel modo in cui meglio renda la pronuncia reale. Così, il cognome di papa Giovanni Paolo II, ("Wojtyła" con una elle barrata, pronunciata [w]) è semplicemente scritto Wojtila, con una elle normale. La pronuncia più frequente, /vɔj'tila/, è un compromesso abbastanza vicino alla pronuncia polacca /vɔj'tɪwa/ alla quale non manca che il valore reale di "ł" e il valore di [ɪ] più vicino a /e/ che a /i/ italiano. La parola Walesa subisce lo stesso trattamento: il nome, scritto "Lech Wałęsa" in polacco, si pronuncia in questa lingua /'lɛx va'wɛ̃ŋsa/. La scrittura Walesa e la pronuncia /va'le:za/ è doppiamente erroneo. A differenza dell'italiano, che tende a mantenere le false traslitterazioni, in molte lingue non si esita a modificare la grafia dei nomi stranieri affinché essi siano letti nella maniera più corretta.

Un altro caso abbastanza frequente riguarda la lingua araba, per la quale esistono due grafemi e fonemi che rendono l'italiana "c dura" (kāf, traslitterata "k", e per il suo suono enfatizzato, qāf, traslitterata "q"). In quest'ultima evenienza non è infrequente l'ipercorrettismo di apporre subito dopo una vocale "u", nel rispetto della lingua italiana ma non della realtà fonetica dell'arabo. Classico esempio è al-Quaida al posto del più corretto al-Qaida (versione semplificata di al-Qāʿida).

  Note

  1. ^ Devoto, Giacomo, e Gian Carlo Oli. 2008. Il Devoto-Oli. Vocabolario della lingua italiana. Milano: Le Monnier.
  2. ^ Le parentesi angolate indicano un grafema o una sequenza di grafemi.

  Voci correlate

  Collegamenti esterni

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